Ignorarla è impossibile. A meno che non si viva da eremita o come un troglodita, far finta che non esista o sia solo un fastidioso moscerino è da incoscienti.
Provare ad evitarla e ignorarla, è come dimenticare di mettere i calzini prima delle scarpe, lei è sempre li, tutti i santi giorni su ogni supporto video, audio,cartaceo .
E’sua maestà l’intelligenza artificiale (AI in inglese di Artificial Intelligence), con essa i nostri pischelli dovranno fare i contì tra gioie e sgomenti, in uno scontro epocale che lascerà parecchi “cadaveri” in tutti i mondi abitati, lavoro, scuola, intrattenimento, famiglia ecc. come del resto fu con l’avvento di internet agli albori degli anni 80, chi non fece in tempo a saltare sulla “rete” rimase emarginato, ghettizzato, subendo un regresso cognitivo di almeno un secolo-
L’A.I. sta già combinando sconquassi e disorientamento in tutto il mondo ed in tutti i settori (spettacolo, editoria, cinema), mettendo a rischio lo stesso sentire umano, etico, filosofico e spirituale.
Come di consueto vi sono coloro ai quali questa nuova tecnologia suscita un enorme entusiasmo e quelli che invece intravedono solo scenari apocalittici.
Ma per quanto gli impatti innovativi spesso vadano ben oltre i loro utilizzi, come sempre dipenderà dall’uso che decideremo di farne.
Rimaniamo nella stretta attualità, quella politica per intenderci, partendo dal fatto che, generalmente, la gente odia i politici e non la politica, fantastichiamo su scenari futuribili.
Se è vero che il 35% degli italiani giudica il lavoro del politico al quinto posto tra quelli sostituibili dall’intelligenza artificiale, perché allora non tagliare la testa al toro e liberarci una volta per sempre da parassiti e menzogneri, corrotti e corruttori, che mai e poi mai possono e vogliono comprendere cos’è la civitas, la solidarietà, l’altruismo, lo spendersi per gli altri.
L’A.I. promette una rivoluzione nelle decisioni politiche, fornendo strumenti avanzati per analisi e previsione,
Basterebbe scrivere le proprie preoccupazioni e idee e, premere invio, il software di AI restituirebbe soluzioni legislative in grado di interpretare bisogni e preoccupazioni dell’opinione pubblica (sta già accadendo in via sperimentale in Danimarca. Alle elezioni dello scorso novembre, il Partito Sintetico ha provato a presentare come proprio candidato apicale un’intelligenza artificiale, un chatbot chiamato Leader LarsThe)
Questa sì sarebbe una grande rivoluzione! Mettere negli algoritmi dell’A.I. tutti i nostri problemi e vedere come va a finire: non penso possa andar peggio di quello che combinano gli attuali rappresentati parlamentari.Gli scenari correnti, a livello nazionale e locale, ne sono un plastico esempio : incommentabili e vergognosi.
E’ la ricerca di una politica senza politici.
Oggi le nuove possibilità offerte dall’intelligenza artificiale generativa possono realizzare il sogno/progetto di una “tecnocrazia artificiale”. Sarebbero in molti a gioire per la meritata fine della politica tossica trasformata in arena autoreferenziale, fuffa a getto continuo, inganni e letamaio.
Un software ben istruito potrebbe darci in breve tempo la soluzione migliore? Certo siamo di fronte, come detto, a un esercizio di fantasia, una provocazione ma, in un contesto in cui le democrazie fanno fatica a reggere il confronto con altri modelli autoritari o semiautoritari, il tema della “tecnocrazia artificiale” diventa un argomento su cui riflettere.
Ma per quanto possa essere indigesta, la politica, dopotutto, è l’arte del possibile; emozioni, valori, ideali e aspirazioni umane giocano un ruolo centrale.
L’avvento dell’IA nel regno della politica non solo solleva questioni di efficacia tecnica, ma ci pone di fronte a dilemmi che toccano l’esperienza umana nelle sue mille sfaccettature.
Velocità e capacità straordinarie di elaborazione dell’A.I. potrebbero mai sopperire al tessuto emotivo, empatico, relazionale dell’essere umano? Potrebbe mai risolvere questioni di morale e di etica? Di compassione, di gioia e di fallimento nonché di emozione?
L’unica certezza sarà quella di aspirare a costruire un domani in cui la tecnologia sia al servizio dell’umanità, non il suo padrone.