“Fermate le armi! Fermate le bombe! Fermate la sete di potere! Fermatevi in nome di Dio! Basta, vi prego. …..bisogna passare dalle strategie di potere politico, economico e militare a un progetto di pace globale. No a un mondo diviso tra potenze in conflitto, sì a un mondo unito tra popoli e civiltà che si rispettano”.
E’ un mondo incapace d’imparare le lezioni della storia
Nessuno lo ascolta!
“Povero “Francesco. Voce che grida nel deserto.
Eppure è l’unico vero leader, l’unica autorità a livello globale.
Non lo è “ sleep” Biden e la sua America crepuscolare in forte ambasce per il temuto possibile ritorno di Trump il “ puzzone”; non lo è lo “zar” Putin con i suoi deliri di onnipotenza; non lo è Xi Jinping impegnato a gestire miliardi di individui in una Cina dalle molte contraddizioni e, figuriamoci, non può esserlo la cosidetta Europa Unita che, senza il cappello della Nato, sarebbe veramente una nave sanza nocchiere in gran tempesta.
Pertanto rimane lui, Francesco, il Santo Padre, guida spirituale e vicario di Dio. Il Papa che viene dalla fine del mondo, in realtà un piemontese nato in Argentina.
Qualcuno lo ritiene un rivoluzionario. Ha rinunciato a tutti i segni esteriori del potere. Alla sua morte vuole essere esposto nella bara e non su un catafalco, “con dignità ma come ogni cristiano” e come in tutte le famiglie. E non era mai successo che un Papa si chiamasse Francesco, un nome, un programma.
Ma nessuno lo ascolta!
Invita a mettersi al servizio dei più fragili, dei poveri, degli ultimi, ciò che ogni uomo di Dio dovrebbe fare, in specie chi sta al vertice: pastori con addosso l’odore delle pecore
Instancabile nell’indicare la cessazione di ogni guerra ed ostilità (qualcuno magari starà pensando che fa solo il suo mestiere, quello di Papa), le sue parole, espresse pacatamente, ma taglienti come lama, invitano alla fiducia in se stessi, a mettere al bando odio, invidia, arroganza, superbia, ad abbracciare rispetto, misericordia e perdono.
Ma nessuno lo ascolta!
Papa Francesco auspica il ritorno ad una Chiesa povera- Un rivoluzionario dunque.
Dopo gli scandali della curia, che non sono passati come acqua sul vetro, occorreva un Papa che portasse quel cambiamento radicale di cui Benedetto XVI avvertiva l’esigenza ma che non si sentiva più in grado, per motivi di forza anche fisica, di avviare.
Da subito il Papa lancia una sfida al mondo con la scelta del nome e con l’elogio della povertà, l’errore sarebbe pensare che stia parlando soltanto alla Chiesa. Sta parlando a noi.
Ma nessuno lo vuole ascoltare!
E’ un Papa dolce, ma non necessariamente sempre amabile, l’idea che la mitezza sia una forma di debolezza non gli appartiene; buono ma non bonario, rigoroso con se stesso, ma anche con gli altri, ha subito compreso che la crisi non è dei beni materiali, ma dei rapporti umani
Ma nessuno lo ascolta!
Di Bergoglio hanno scritto che è un uomo che fa il Papa; la sua dimensione dimessa, apparentemente poco carismatica (lontano anni luce da S.Giovanni Paolo II),quasi a non volere dare disturbo, il suo dialogare più da parroco che da teologo dogmatico ( anche qui..distante da Benedetto XVI°), fa ben comprendere che Dio non siede sul trono ma vive nei ghetti, tra le baracche, negli occhi dei migranti.
Ma nessuno lo ascolta!
E’ forse questa la più grande delle umiliazioni. è come dire: non conti nulla, sei solo un simbolo, coreografico sì ma privo di reale potere inutile. Non era forse Stalin a chiedere Quante divisioni ha il Papa?
Del resto,l’incapacità di ascoltare è una vera “malattia” e fra le più diffuse. I danni sono palesi: i rapporti fra le persone, gli enti, gli Stati diventano conflittuali e cresce l’incomunicabilità, la prevaricazione, l’ostilità, la guerra. Sì, la guerra, non solo quella di parole, ma anche quella armata, perché le guerre nascono dalla incapacità, spesso la “volontà” di non ascoltare (vedi Netanyahu, primo ministro di Israele)perché si vuole schiacciare, vincere.
Diretto e franco, a questo proposito, papa Francesco: “Per fare la pace nel mondo mancano le orecchie, manca gente che sappia ascoltare”. E aggiunge: «Solo chi sa tacere, sa ascoltare… non si può ascoltare parlando. Bocca chiusa!».
E ancora una volta l’antica saggezza orientale ci viene incontro:l’ideogramma giapponese che esprime la parola “ascoltare” (kiku) si compone di tre ideogrammi: orecchio, occhio e cuore. L’aveva già intuito il re Salomone che pregava: “Signore, dammi un cuore che sappia ascoltare” (1 Re 3,9).