Collocare Time Square da New York a Londra è come posizionare il Colosseo in Brasile; attribuire a Lucchini (leader globale nel settore siderurgico o allenatore di calcio ) il Gattopardo, è come inserire al centro dell’attacco degli Azzurri Nino Frassica,
il quale direbbe “mi scuso per il lapis” e,ancora, “virus” pronunciato “vairus”, Pinochet in Venezuela, le Marche in Molise, Matera in Puglia e, magari, la Calabria in Nord Africa, il Brennero con il tunnel, “il ponte vivibile dove mangiare e bere”, “siamo fatti al 90 per cento di acqua”, “il discorso di Benito Mussolini, all’indomani del delitto Andreotti”, “l’humus per avere una stella polare”.
È la nostra classe dirigente..signori!
Sono solo alcune delle numerose perle con le quali a giorni alterni i nostri “colti” parlamentari ci deliziano. Un Paese sempre più confuso e ignorante.
Ma perché siamo diventati così ignoranti? Ebbene, sarò “circonciso”.
Sembra paradossale ma è forse proprio l’eccesso di notizie che produce ignoranza e minaccia la vera cultura che, come ben sappiamo, non è cumulo di nozioni bensì capacità di critica e autocritica, passione e discernimento.
Vuoi vedere che sono proprio Internet, Google, Wikipedia e compagnia bella, che offrono un profluvio di informazioni, a mandarci in corto circuito? Come se, invece di disporre di strumenti così funzionali, vivessimo in un mondo senza comunicazione, senza libri, senza giornali, senza radio e tv, senza internet. Ma esiste un altro apparente paradosso.
Per raggiungere il successo politico una persona intelligente deve fingere stupidità e volare basso..molto basso, direi rasoterra, diversamente diventa palloso, noioso, un mattone, da evitare.
Se un politico comincia a dire paroloni sui tassi di interesse o sulla gestione del deficit della sanità, chi non capisce o non si interessa di queste cose si allontana; se affronta i problemi con estremo realismo chiamandoli con il loro nome dicendo che non vi sono soluzioni semplici per problemi difficili, viene allontanato; le persone vogliono essere prese in giro, sentire quello che detta la loro pancia , è un po’ la ributtante operazione semplificatoria, fino al razzismo, di alcuni politici nostrani, con rom e migranti.
Le persone “comuni” che di comprare libri non possono e non ne vogliono sapere,meglio un caffettino, nutriti come sono a panem (abolire le tasse? Reddito di cittadinanza ?) et circenses (televisione, trasmissioni stupide e insensate, lavaggio del cervello e conseguente consumismo, ignoranza e maleducazione), aborrono, come direbbe Mughini, argomenti e discussioni intellettualmente complessi, spesso non conoscono il problema, o possono trovare troppo scomodo impegnarsi a capirlo perché richiederebbe tempo e fatica…in sostanza siamo difronte all’opposto della vera democrazia che richiederebbe il coinvolgimento delle persone, degli elettori, nella risoluzione dei problemi.
Servirebbero, dunque, persone intelligenti, lungimiranti e, soprattutto, leali e onesti, disposti, realmente, a fare politica e spendersi per la Nazione,per mandare avanti un Paese nel miglior modo possibile…ma questi, quando appaiono, li impalliniamo regolarmente ( vedi Draghi ) .
Di questo sono ben consapevoli i detentori del potere politico.I politici della politica-marketing sono chiaramente a conoscenza di questi meccanismi e la loro formazione è ormai più da esperti di media e da PR che da statisti, mentre qualsiasi politico che non appare sicuro e fiducioso viene metaforicamente distrutto.
E’la cosiddetta legge sull’ignoranza di Parkinson, che dice che le persone e le comunità hanno la tendenza a dare un’importanza sproporzionata a questioni insignificanti ma più accessibili all’opinione pubblica media, mentre non lo fanno quando si tratta di qualcosa di complicato, quindi il politico che offre ricette semplicistiche ha più consenso e influenza. «La gente ama le cose banali – dice Burnett – ergo le persone meno intelligenti che condensano le grandi questioni in piccoli (ma inaccurati) frammenti sono potenzialmente i vincitori delle elezioni».
Battere la semplificazione con la narrazione della complessità e con i fatti è un’impresa da titani. Ad aggravare il tutto esiste poi la questione dello status sociale.
La nostra autostima fatica a connettersi,come detto, con chi parla di cose complesse, di fatti scomodi; vice e poi versa i demagoghi che semplificano facendo vedere la luna nel pozzo non vengono percepiti come diversi per status sociale, dal proprio, per questo i politici si sforzano costantemente di sembrare “normali”, di adattarsi al sentire comune, di essere pappa e ciccia con l’elettore, del caro amico che te serve,qualunque cosa a esposizione! Finchè dura la “campagna” e anche la “montagna” elettorale dopodiché, nella migliore delle ipotesi…abbiamo provato..abbiamo cercato..ma avevamo le mani legate (stupendo il comizio di Carlo Verdone del 1982 ! ). In una situazione come questa ogni possibile orizzonte di cambiamento scompare.
E’ vero che il sapere non è un diritto, né un obbligo, per il politico quello che è importante è andare a votare, non importa se hai la laurea o sei analfabeta, il voto è imprescindibile.
Quelli che votano spinti da ideali e consapevolezza meglio perderli che trovarli. Infatti nessuno li trova più.
Ma attenzione: l’elettore ignorante non è detto che sia anche scemo,dalle stelle alla stalla è un attimo , Di Maio, Renzi, Fini, Grillo e Salvini ne sanno qualcosa.