Gesù, ogni domenica di Pasqua, si presenta alla sua Comunità, convocata per celebrare il Memoriale dell’ Eucarestia e dice: IO SONO!

Nella Bibbia si racconta che quando Mosè, nell’Episodio del Roveto ardente, chiede a Dio il suo Nome, Dio non risponde, perché Lui non ha un nome, cioè una sua identità, ma Dio indica la sua attività, che lo rende riconoscibile e dice: ” IO SONO colui che SONO ( Es. 3,14)”.

Gesù , vero Dio e vero uomo, parlando di se stesso più volte dice: IO SONO , via, verità e vita; IO SONO, risurrezione; IO SONO, pane vero ( non manna); IO SONO, luce nelle tenebre ( non legge che illumina); IO SONO, Pastore buono, ( non mercenario) . . . e nel ” IO SONO “, Lui non rivela sua identità, ma solo sua attività divina nella condizione umana.

In questa V Domenica di Pasqua, Gesù si presenta alla sua Comunità, anche in Corigliano Rossano , e ci dice espressamente: ” IO SONO la VITE vera, voi siete Tralci e il Padre mio è l’Agricoltore nella Vigna del Regno”.

E’ il Padre , Agricoltore, che cura la sua Vigna, perché la ” VITE”, cioè il Cristo, diventi solo alimento di vita per tutti i tralci, per cui è Lui, Padre e Agricoltore, che toglie e fa cadere poi anche rami secchi e purifica gli stessi tralci, per migliorare la produzione dei grappoli.

A volte la coscienza del credente potrebbe essere per lo stesso credente un momento di rimprovero, ma c’è la serenità che Dio Padre è più grande della stessa sua coscienza, perché Lui, Agricoltore , conosce bene lo sviluppo del tralcio, quando è innestato bene nella Vite e quindi difetti, imperfezioni e limiti vanno eliminati solo da Lui , che ha a cuore la sua vigna.

La Comunità tutta cresce non in un essere statico, ma in un divenire dinamico solo se l’amore ricevuto si trasforma in amore comunicato in un servizio continuo, garantendosi una Connessione vitale con il Cristo, la ” vera Vite” nella Vigna

.” Rimanete in me e IO in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in Me. ( Gv,15,4)”

Si dà allora Gloria al Dio dei viventi non con manifestazioni mediatiche e spettacolari, ma facendo scorrere nella propria esistenza , da tralcio, la linfa vitale che porta alla promozione e alla liberazione umana.

Non si diventa discepoli di Cristo per portare frutto, ma è il portare frutti, che evidenzia il nostro divenire “tralci”, solo però se uniti alla “Vite”, cioè al Cristo, nella Vigna del Padre , cioè nella Civiltà dell’amore.

Corigliano Rossano 27.04.2024. ( Franco Palmisano):