Viviamo su un granello disperso nell’oceano del cosmo e, per quanto è dato sapere, siamo soli, terribilmente soli, in un Universo indifferente.

L’Universo appare distaccato e freddo verso l’insignificante e sciocco homo sapiens (definizione che lui stesso si è data), un essere senziente tra altre forme viventi

Noi siamo lì, su un puntino quasi invisibile, abitato da più di 8 miliardi di anime, compreso il sottoscritto (momentaneamente senziente), impegnati a recitare, nella buona e nella cattiva sorte, il copione che qualcuno ci ha assegnato.

Il bello (o il brutto) è, come dicevo, che l’Universo ci ignora.

Con la nostra arroganza e supponenza pensiamo di essere al centro del suddetto ma siamo, appunto, una delle tante miracolose forme passate dall’inerte alla vita al pari di un mollusco.

Certo, a meno che non si abbia la sensibilità di un criceto, non si può non avvertire un brivido lungo la schiena nel guardare la foto.

Tutto quello che è stato fatto, detto, pensato, esplorato, ideato, creato da 4,5 miliardi di anni addietro, tutto quello che sarà, guerre, malvagità, soprusi, gioie, dolori, nascite e morti, si svolge e si consuma su questo chicco; viaggiamo nella sconfinata immensità del nulla.

Era il 14 febbraio del 1990 quando la sonda Voyager scattava l’iconica immagine che ritrae la Terra, distante sei miliardi di chilometri, come La Pale Blue Dot “tenue puntino azzurro”, per “mostrare all’umanità la vulnerabilità del nostro pianeta”.

L’idea di girare la fotocamera della sonda e scattare una foto della Terra dai confini del sistema solare è stata dell’astronomo e divulgatore scientifico Carl Sagan.

Stupende ed emozionanti le parole con le quali lo scienziato accompagna la sua meraviglia: penso siano tra le più struggenti, nella loro semplicità, insieme al monologo del replicante Roy Batty nel film di fantascienza Blade Runner, del 1982, (fatevi un giro su internet)

Le riflessioni che La Pale Blue Dot  suscita sono vibranti e profonde,pregne di poesia. Davanti ai nostri occhi passano secoli di storia, religione, filosofia, meditazioni esistenziali, dubbi, certezze. Regni, imperi, piccoli e grandi avvenimenti, architetture di pensieri, di ideologie, di strategie, di opere, insomma tutto quello che l’uomo in 200.000 anni (più o meno) ha realizzato, insieme agli altri esseri viventi, l’ha fatto sul granello e poi gloria mundi.. tutto in polvere

Dovremmo pensare alla fortuna e all’irripetibilità delle combinazioni chimiche che hanno reso possibile questo miracolo che chiamiamo vita.

La minima variazione in uno solo degli svariati parametri cosmologici su cui poggia il nostro Universo, un 2 al posto di un 3 in un decimale – e lo spazio-tempo, per come noi lo conosciamo, non sarebbe mai comparso, e tanto meno la vita.

L’Universo è, dunque, frutto del caso o di un disegno intelligente? Eterna e irrisolvibile questione!

Un miracolo dovuto al caso per i materialisti che ritengono il granello senza inizio e senza fine, c’è sempre stato e sempre ci sarà

Non può essere un caso sostengono i creazionisti, un Universo così calibrato, con una precisione stupefacente, non può che avere avuto un inizio (Big-bang?) e, dunque,un dio creatore, c’è sempre stato e sempre ci sarà.

La probabilità che forme di vita complessa siano nate spontaneamente e per caso sulla Terra è paragonabile a quella di un tornado che, passando su un deposito di rottami,tiri fuori un Boeing 747 assemblando i materiali lì presenti «

Comunque sia continuiamo a darcele di santa ragione percorrendo tutte le sfaccettature della genialità e del Male. Che mistero la vita!

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