Che tipo di nostalgia sia quella che afferra lo stomaco non so. E mi sovviene… (no, questo l’ha già scritto qualcuno), meglio… mi ricordo. Mi ricordo quando le scuole riaprivano il 1° ottobre.
E questo è successo, per noi infanti degli anni 50/60, fino al 1976.
Il Primo ottobre, data iconica, cascasse il mondo, riaprivano cancelli cigolanti e pesanti portoni, ponendo fine alle lunghe vacanze estive, tre mesi e mezzo, non pochi, certo, tanto che, numerosi pischelli intronati di noia e genitori esasperati, tiravano un sospiro di sollievo.
Fiondarsi tra i banchi significava, per tanti, tornare a vivere.
Grembiulini blu per i maschi e bianchi per le femmine, enormi fiocchi strizzacollo a coda di rondine , ( così apparivano o forse era un effetto ottico vista la stazza mignon di un Italia in fase di sicura ma lenta crescita ), rigorosamente distanziati in aule diverse, le cartelle con le fibbie e i quaderni con le copertine tutte uguali, tra banchi scheggiati di legno stagionato colore inchiostro , dotati di striminziti e traballanti monosedili adatti ad ospitare anche tre sederini ,a volte le classi superavano abbondantemente le trenta unità, torme di alunni ( nonostante l’alta evasione scolastica ), un vero melting pot in salsa paesana , odore di muffa e di corpi, enormi carte geografiche telate e ingiallite, pericolosamente penzolanti, circondate su ogni parete da colorati fogli rettangolari e quadrati recanti motivi di animati segni alfabetici , aule che riprendevano vita.
In Prima eravamo tutti ‘remigini’ in onore San Remigio (il 1º ottobre 1701), quel Remigio, vescovo di Reims, legato a doppio filo con la scuola perché insegnò ai Franchi a leggere e a scrivere.
Un mondo scomparso, comprensibile solo, a quanti sopravvissuti, hanno vissuto il tempo delle castagne e dei cachi, quando le stagioni rispettavano il calendario e non andavano in ordine sparso, A settembre, mese in cui adesso suonano le campanelle, si svolgevano gli esami di riparazione.
E visto che tutto è impermanenza, come anche Budda insegna, si è pensato bene di anticipare l’apertura a settembre.
La legge del ’77 anticipò le lezioni a settembre per una riorganizzazione più ampia del settore, con l’abolizione degli esami di riparazione che, fino a quattro decenni fa, erano anche per gli alunni della scuola elementare e media (ne so io qualcosa..) e l’anticipazione degli esami di licenza elementare e media entro il 30 giugno.
In questi decenni sono state molte le proposte per spostare nuovamente la campanella d’inizio al primo di ottobre, ma senza successo.. anzi, ora si va verso l’apertura delle strutture scolastiche anche l’estate con progetti ad hoc che vanno oltre i tradizionali programmi didattici
Ma la distanza tra scuola e famiglie sembra allargarsi
Il presidente dell’Anief, Associazione Nazionale Insegnanti e Formatori:”Con questa afa è assurdo iniziare le lezioni entro metà settembre, meglio ottobre”
I genitori sono nettamente contrari a posticipare l’apertura. Con l’aumento del numero delle donne impegnate nel lavoro e con il diminuire delle reti di assistenza familiare, è sempre più difficile pensare ad una riapertura vintage.
Certo la questione caldo è centrale. I genitori non mettono in dubbio il problema ma la soluzione che non è quella di tornare all’apertura delle scuole a inizio ottobre, è già fortemente problematico gestire i mesi vacanza durante l’estate e poi i tempi : come gestire i propri figli per periodi così lunghi e continuativi di ferie ?
La necessità di cambiare calendario scolastico è, comunque, sempre più impellente. ma come? Ci vuole buon senso e lungimiranza. Il cambiamento climatico è irreversibile, impone dunque, adeguamenti. Sarebbe opportuno adeguare gli edifici scolastici con sistemi di condizionamento (campa cavallo…) .
Non è questo che in fondo diceva il buon Darwin quando parlava di sopravvivenza non dei più forti ma di chi meglio si adegua?