Adesso sono i genitori ad avere paura dei figli. Ma si può?
Cazzotti ne volavano a iosa, questo sì, ma non ho memoria di catene di delitti così efferati e assurdi.
Negli anni ‘50/60 le tensioni, in genere, svaporavano con grida, minacce (richiesta di soldi per sigarette, alcol, donne… ) al massimo con una fricatùna (scarica) di mazzate, atti certo deprecabili ma almeno la pellaccia era salva, nonché mancassero fatti cruenti, ma erano eccezioni, adesso c’è quasi assuefazione ad ogni tipo di nefandezza e, quello che maggiormente sconcerta, i figli uccidono i genitori rendendo il mito realtà.
L’adolescente passa molte ore della sua giornata immerso in una realtà virtuale in cui uccidere è semplicemente eliminare un ostacolo per passare al livello successivo.
Già un omicidio è contro natura, ma se commesso verso i genitori o i figli è un’azione contraria a qualsiasi legge di natura.
Reati consumati non in preda ad un raptus (che gli esperti dicono inesistente) ma premeditati, studiati da tempo, con un unico, stesso, triste epilogo che ci obbliga a riflettere (e mentre riflettiamo continuano gli omicidi..per la serie il medico studia e il paziente muore) sul disagio e la psicopatologia giovanile.
Che periodo stiamo vivendo? Anche se in ogni momento storico si può creare un terreno di coltura che favorisca l’insorgere di una determinata patologia è innegabile che questi episodi, con queste modalità, sono frutto dei nostri tempi ma… queste constatazioni non bastano.
Come al solito fioccano le analisi (tutte rigorosamente a tavolino, con splendidi approfondimenti teorici tra chi la racconta in un modo e chi in un altro che, ahimè, falliscono miseramente alla prova dei fatti), psicologi, sociologi, teologi, psichiatri, sciorinano il loro repertorio, Freud, Edipo, Narciso,Thanatos dominano incontrastati. Sviluppano il consueto palinsesto.
Gli adolescenti vivono un’età di disagio (e chi mai non l’ha vissuta o la vive! Almeno che qualcuno scenda da Marte, tutti abbiamo vissuto un’età di disagio) che sfocia in aggressività e trasgressioni; si sentono corpi estranei, vogliono i loro spazi e la loro libertà e allora cosa c’è di più facile e sbrigativo che fare piazza pulita e liberarsi di chi, secondo i diversi deliri e patologie, è di ostacolo? E chi è di ostacolo se non genitori e affini che oltre a fungere da bancomat e albergatori, sono ormai superflui. Del resto a cos’altro possano servire se non ad impedire l’agognata autonomia (che non è quella di Calderoli), la libertà dallo..straniero ( stanno fuori dalla mattina alla sera, dotati di motorini e microcar, abiti firmati e accessori tecnologici, eppur si sentono prigionieri di un regime khomeinista…e vogliono la libertà…Libertà va cercando, ch’è sì cara ,…mah, strana gente)
La parola chiave è allontanamento (senza non prima aver fatto colazione), desiderio di staccarsi dal nido materno, dal controllo.
Conosciamo i disagi degli adolescenti. La “seconda nascita” l’abbiamo attraversata anche noi adulti e non per questo abbiamo ucciso. Tutto sommato, a parte gli “orpelli” tecnologici, i ragazzi di oggi non sono molto diversi da come eravamo noi, hanno le stesse istanze evolutive da risolvere, hanno le stesse esigenze, ci chiedono le stesse cose.
Tutto vortica nella mente. Positivo e negativo, costruzione e distruzione, fuggire o restare, in mezzo a una tempesta ormonale, se non ci si apre verso gli adulti sono cavoli amari.
E se invece che i figli fossero cambiati i genitori?
Io non penso che questi siano i peggiori genitori della storia come dice lo psichiatra Paolo Crepet, ma qualcosa è veramente cambiata.
Sono gli adulti allora ad essere cambiati, adulti che si nutrono dei successi dei figli e si demoralizzano per le loro sconfitte, adulti che spesso non esistono, privi di consistenza, distratti, incapaci di accorgersi dell’alieno che hanno accanto e che recitano nel mito dell’essere amici dei figli e del condividere tutto con loro. Niente di più lontano dalle loro necessità.
Servono paletti, regole chiare all’uso dei dispositivi digitali, agli impegni sportivi, rispetto degli orari e quant’altro, con limiti che lascino spazio di manovra e che evitino il ricorrere a continui richiami e rimproveri. Meno prediche che nulla ottengono se non alzare ulteriormente la tensione di una generazione che vuole giustamente superare l’infanzia. .
E qui inevitabilmente arriviamo al primo presidio:le scuole.
Vanno potenziate con investimenti seri che vedano sempre più psicologi fianco a fianco con gli insegnanti per intercettare il malessere al suo esordio. E’ auspicabile, inoltre,al più presto, l’approvazione del disegno di legge, con il sostegno dell’ordine degli psicologi, per l’istituzione dello Psicologo di base.