Chi avendo la possibilità di esprimere qualche ideuzza sul sociale, sforzandosi di vedere il bicchiere mezzo pieno, agirebbe suo malgrado da sprovveduto: il tutto va bene madama la marchese lasciamolo agli ingenui.
La cruda realtà continua a tingersi di nero, per quanto con una botta d’ottimismo la si voglia indorare, implacabile continua a riproporre i suoi annosi problemi.
Tra i ben noti “mostri” che hanno nome di violenza, guerre, fame, emigrazione, distruzione ambientale, la povertà è forse quella che infelicita maggiormente gettando le famiglie in un abisso di disperazione….vallo a raccontare ai vari Musk, Bezos , Zuckerberg, Billy Gates la cui ricchezza super il Pil di numerosi Stati, uno sproposito intollerabile .
Forse non si riflette abbastanza su quanto lo stato di indigenza possa gravare su un’intera esistenza, condizionando età e salute.
Povertà non è solo mancanza di soldi, ma anche di istruzione, di cultura (non necessariamente le due cose sono correlate), perfino il Covid-19 è stato più mortale per chi aveva solo la licenza elementare.
Totò affermava che la morte è una “livella”, che essere nobili benestanti o poveri netturbini non fa alcuna differenza, quando arriva…arriva per tutti.
Inchieste e indagini smentiscono la metafora della Livella del grande attore
E’ vero che quando l’angoscioso pensiero che fin dalla nascita ci accompagna, trova concretezza, questa concretezza vale per tutti ma, per tanti, vale ancora di più, non dipende solo dai capricci della sorte. Conta anche la ricchezza e gli studi fatti.
Varie indagini attestano, dunque,che la fine dei giorni non è legata solo all’età, alle malattie e al territorio in cui si vive ma anche al titolo di studio, un indicatore di fatto della condizione socio-economica. Perché, spiegano i ricercatori, è fortemente correlato con altre misure della posizione sociale come la condizione occupazionale, la classe sociale, l’adozione di determinati stili di vita e l’opportunità di accesso alle cure.
Siamo allora disuguali nella vita ma anche nella morte. Anzi, siamo disuguali al traguardo proprio perché partiamo con un certo distacco già ai nastri di partenza.
Secondo l’Istituto nazionale di statistica, che ha preso in esame la popolazione con 30 anni e più, nel 2021 chi ha conseguito al massimo una licenza elementare ha un tasso di mortalità pari a 148,6 per 10mila residenti, maggiore di 1,3 volte rispetto al tasso delle persone con un titolo universitario (108,8 ogni 10mila residenti).
I comportamenti, si pensi al caso dell’alimentazione e dell’abuso di alcol e alla propensione alla cura, alla prevenzione, alla diagnosi, sono influenzati dal livello d’istruzione.
I poveri muoiono prima dei ricchi, hanno una vita pensionistica più breve rispetto all’aspettativa media di vita che determina il rateo pensionistico sui propri contributi versati, finanziano di fatto, in parte, paradossalmente, le pensioni dei ricchi, che vivono più a lungo. Ohibò! Esclamerebbe…..sempre lui , il livellatore.