Ogni domenica, anche noi, della Comunità di Corigliano Rossano, se collegati *mediaticamente* con i microfoni vaticani, ascoltiamo il sermone di Papa Francesco e notiamo che immancabilmente Lui conclude dicendo: Per favore, non vi dimenticate di pregare per me!
Lo stesso Gesù, che invita, nei Vangeli, a pregare e pregare sempre, salvo il ” Padre Nostro”, non ci dà però indicazioni di come e quando pregare.
Se la preghiera del cristiano si limita al solo segno della croce oppure è identica da decenni, significa che il suo rapporto con il Dio di Gesù, si è bloccato.
In tanti conosciamo la preghiera infantile che è quella della richiesta, ma man mano però che si cresce in età , aumenta la fiducia in un Dio che non si limita a venire incontro ai bisogni delle sue creature, ma li precede.
Il credente fa allora, nella preghiera, l’esperienza vivificante di un Dio (Genitore ) , che si prende cura della sua esistenza anche negli aspetti minimi o insignificanti.
Gesù stesso però ci dice: “Quando pregate. . . non blaterate come pagani, che credono di essere esauditi moltiplicando le parole ( Mt.6,7-8)”.
Più una preghiera, anche poetica, è lunga e più si denota mancanza di fede.
Più si ha fede e più la preghiera si fa breve o addirittura silenziosa e inesistente e si passa dalla preghiera di supplica alla preghiera di lode e ringraziamento, la quale sfocia sempre nell’amore esistenziale.
Quando si percepisce infatti che Dio ci ama in maniera gratuita, immeritata e incondizionata e che Lui per noi, in Gesù, si fa * Dono* nel Tempo e nella Storia, allora la nostra preghiera diventa contemplazione , cioè “Lui e Noi in perfetta identità ( Gv.17,23)”.
La preghiera comunque non va mai imposta ma solo proposta e varia secondo la sensibilità delle persone, e va recitata sempre nel rispetto della piena libertà dei figli verso il loro Dio, che per noi tutti é Padre, ( Genitore,) Misericordioso .
Corigliano Rossano 10.02,2025 ( Franco Palmisano)