La Chiesa, nel Memoriale del Giovedì Santo fa presente a noi cristiani, che, nel Sacramento del Battesimo, noi siamo “popolo sacerdotale”.

La stessa Chiesa fa poi presente che, nel Sacramento dell’Ordine, conferito al Vescovo, ai presbiteri e ai diaconi, gli stessi hanno autorità di insegnamento, di culto e di governo nel Servizio alla Comunità .

Nella nostra Comunità territoriale pertanto si incontrano vari presbiteri, inviati dal Vescovo, i quali esercitano il ministero sacerdotale del culto nelle varie parrocchie e in tanti quartieri di Corigliano Rossano.

Tali presbiteri, in rotazione decennale, sono conosciuti dalla comunità e accolti quali funzionari, addetti alla Celebrazione dei Riti della Tradizione Cristiana , ma , a volte, non vengono purtroppo, tanto ascoltati dagli stessi fedeli, i quali manifestano malcontento nei loro confronti.

Se il presbitero, infatti, sbraita , dai microfoni, continuamente nei nostri confronti nella celebrazione della S. Messa , lui allora non si rende conto che noi cristiani viviamo già nel tram tram del nostro quotidiano .

Se l’ omelia poi del presbitero dura più di dieci minuti, viene da noi considerato un parolaio ma se dura di meno vuol dire che è proprio lui, che , apaticamente , si prepara solo a non dire niente.

Se un prete poi ci parla della preghiera come contemplazione di Dio, noi lo consideriamo purtroppo un astratto, ma se poi tocca problemi pratici, allora lo si indica come il solito opportunista.

Così ancora se nei suoi discorsi si rifà al Concilio , per noi è un saputello moderno, ma se parla solo di comandamenti e precetti è un prete medievale.

Se parla di giustizia sociale, fa politica, se cerca di essere prudente è menefreghista, se durante la predica parla forte si esalta nell’urlo e se predica a mezza voce non si fa capire.

Se lo si vede sempre in preghiera , non è Uomo d’azione , se lo si vede poco in Chiesa e sempre in sacrestia non è uomo di Dio.

Se battezza e fa sposalizi, chiedendo, con disinvoltura, esosi onorari , lui strapazza i sacramenti ed , essendo sempre esigente, è proprio lui che allontana la gente.

In confessionale se si concede troppo è interminabile, se confessa in poco tempo non sa accogliere.

Se chiede continuamente offerte, allora lui pensa solo a far soldi e se organizza feste e processioni è solo per un applausometro economico.

Se abbellisce la chiesa facendo lavori è spendaccione, se non lo fa è il solito trascurato.

Se ha un consiglio pastorale è per farsi democraticamente avallare nelle sue decisioni e se non ce l’ha è perché ha solo stile clericale.

Se sta sempre in canonica è un fannullone, se gironzola è per ficcare il naso dappertutto e giudicare tutti e tutto .

Se è pensieroso è un insoddisfatto, se ha volto giovanile è un gaudente , se è bello perché non si sposa e se è brutto è perché nessuno lo vuole e solo per questo si è fatto prete.

Se indossa il clergymen è uomo di mondo e se gira con la tonaca è un retrogrado conservatore.

Se è grasso è perché non si fa mancare niente, se è magro è un avaro, se è giovane non ha esperienza se è anziano è meglio che se ne va in pensione.

Se si interessa di altri è un impiccione, se non si interessa è un egoista, se saluta tutti chissà perché lo fa e se non saluta mai è perché chissà chi si crede di essere .

Se si intrattiene con i benestanti del quartiere è capitalista ,se sta con i poveri è un comunista, se si accompagna con i giovani è un pedofilo, se gira in auto è mondano, se gira a piedi non sa adattarsi ai tempi. . . e ancora . . . e ancora . . . e ancora. . .

Purtroppo nel passato il presbitero veniva anche contestato, ma oggi è solo ignorato e spesso ritenuto solamente personaggio inutile.

C’è solo da chiedersi: Che dici , caro presbitero, di di te stesso e del tuo ruolo in comunità?

Corigliano Rossano,17.04.2025. ( Franco Palmisano)