Assolto dall’accusa di maltrattamenti e lesioni aggravate un ventinovenne rossanese. P.G., queste le iniziali dell’uomo, difeso dall’avv. Francesco Nicoletti, era accusato di avere maltrattato la propria consorte sottoponendola a sofferenze fisiche ed umiliazioni; ed invero in una occasione, sollecitando la donna affinchè tornasse a casa con i figli minori da una festa di compleanno, l’aggrediva con calci e pugni;
le intimava di non uscire di casa minacciandola “di colpirla con un piccone fino a far scorrere il sangue”; l’aggrediva colpendola con un pugno al capo e strattonandola per i capelli procurandole lesioni personali; in tal modo rendendole la vita impossibile. Inoltre, al fine di commettere i reati prima indicati, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, nelle stesse circostanze di tempo e luogo, aggrediva la donna con calci e pugni, cagionandole lesioni personali consistite in: “Trauma contusivo regione anteriore del torace e della clavicola sx, contusione del cuoio capelluto e stato d’ansia reattivo”; “contusione cranica con cefalea, stato d’agitazione”. L’attività d’indagine, condotta dagli agenti del Commissariato di Rossano, scaturiva da una denuncia presentata dalla donna nei confronti del proprio marito con la quale evidenziava come lo stesso, sin dal primo periodo di convivenza, spesso ubriaco, la maltrattava e picchiava. Tali comportamenti, nell’ultimo periodo, avevano subito un incremento, finanche ad interessare i tre figli minori di età ricompresa tra i cinque ed i nove anni. In ultimo, a seguito dell’ennesima aggressione, la donna era stata costretta a ricorrere alle cure sanitarie presso il Pronto Soccorso del Presidio Ospedaliero di Rossano ove le erano state refertate le lesioni cagionatele dal marito. Recatasi in Commissariato e sporta la denuncia, la vittima rappresentava agli agenti paura per nuove aggressioni da parte del coniuge, ritenendo opportuno soggiornare nell’abitazione dei propri genitori. A questo punto gli agenti del Commissariato ritenevano opportuno accompagnare la vittima nella abitazione coniugale ove prelevava i minori e gli effetti personali. Alla presenza degli agenti il P.G. confessava di aver “trattato male” la propria moglie. L’imputato, veniva, dunque, rinviato a giudizio a seguito del quale la difesa formulava richiesta di giudizio abbreviato. Dopo la discussione in aula il P.M. chiedeva la condanna dell’imputato nel mentre la richiesta della difesa era per il proscioglimento da tutte le accuse in contestazione, previa riqualificazione dei fatti di reato; richiesta quest’ultima totalmente accolta dal Gup del Tribunale di Castrovillari.