di FABIO MENIN
Prosegue la discussione sull’utilizzo del Porto di Coriglianorossano che una multinazionale americana vorrebbe occupare per suoi interessi economici. Quando si programmano investimenti industriali o ci si accorda con le esigenze del territorio oppure si finisce per cozzare contro gli interessi legittimi delle popolazioni.

Gl strumenti urbanistici della Sibaritide, confermati dal nuovo piano PSA in pubblica discussione in questi giorni, prevedono aree specifiche per l’insediamento di attività industriali, che nel caso specifico si trovano a meno di 500 metri a Nord-Ovest del porto stesso, praticamente lo fiancheggiano divise solo da un piccolo corso d’acqua( il Malfrancato).
Pertanto la pretesa della Autorità Portuale di Gioia Tauro consegnare ben 3 banchine del porto a questa impresa privata per non si sa ancora cosa vorrebbe in realtà produrre, ma si è capito soltanto strutture in funzione della compressione di Gas naturale liquefatto , strutture di notevoli dimensioni da esportare fuori dal nostro territorio, questa pretesa appare piuttosto discutibile.
L’autorità portuale, a mio avviso, seguendo le direttive nazionali del cosiddetto “Piano Mare” , approvato dopo diversi anni di gestazione ( agosto 2023) dal governo Italiano dovrebbe impegnarsi a realizzare le infrastrutture di servizio che sono realmente in grado di portare traffico commerciale e turistico nella nostra area.
La prima di queste è una adeguata banchina commerciale, collegata con la ferrovia jonica, e collegata anche con la viabilità attuale e futura ( nuova SS. 106 tratto Sibari – Coriglianorossano secondo il progetto di tracciato approvato nel 2023) . Con questa buona parte dei prodotti non deperibili utili o prodotti dalla nostra economia, che oggi arrivano su gomma, potrebbero tranquillamente arrivare e partire via nave e i costi di trasporto si ridurrebbero di otto-nove volte a prezzi di mercato attuali. E questo inevitabilmente abbasserebbe anche i costi delle merci stesse che ogni giorno acquistiamo per tutte le necessità della nostra economia.
La seconda è una banchina crocieristica attrezzata anche per le cosiddette navi RO-RO cioè in grado di trasportare sia passeggeri che mezzi di trasporto , oltrechè navi di media stazza solo per crociera. In questo contesto realizzare anche aree attrezzate per i visitatori , come si sta realizzando ad esempio a Le Castella nel piccolo approdo portuale turistico. Insomma questo tipo di struttura servirebbe a un rilancio dell’economia turistica del nostro territorio purchè supportato da adeguati servizi di accoglienza e accompagnamento che anche le istituzioni pubbliche in collaborazione con gli operatori privati possono impegnarsi a supportare. Tutto questo senza nulla togliere allo spazio per la pesca che va semmai migliorato e dotato di quanto necessario .
Che senso ha proporre e programmare un aeroporto della Sibaritide ( come sta scritto nel PSA , piano strutturale associato dei 4 comuni limitrofi Coriglianorossano, Cassano, Mirto-Crosia e Calopezzati) e perdere per la nostra economia l’unico porto commerciale a due passi, consegnandolo a una industria estranea alla nostra economia?
L’indotto che una adeguata trasformazione del porto con le infrastrutture che oggi mancano, è di molto superiore al modesto contributo che potrebbe fornire un’occupazione di 50 addetti come grossomodo previsto nel progetto della multinazionale americana.
E allora la cosa giusta da fare per tutte le forze politiche sociali e culturali che hanno a cuore gli interessi del nostro territorio è intrattenere un giusto tavolo di confronto con l’autorità portuale perché si impegni a realizzare le infrastrutture mancanti nel nostro porto al servizio della nostra economia nel suo insieme. La stessa economia calabrese ne trarrebbe grande vantaggio nel suo insieme.
FABIO MENIN