Don Bosco, di cui ricorre la festività il 31 gennaio, è il santo prete che incontra i giovani in carcere. Questa esperienza lo sconvolge. Dice a se stesso:<<Questi ragazzi dovrebbero trovare, fuori di quì, un amico che si prenda cura di loro, che li assista, li istruisca e che a loro sussurra DIO.>>. Porta loro piccoli doni, parole buone e cerca di farli riflettere, anche se si accorge che a volte non succede proprio nulla.
Nelle sue Memorie Biografiche si racconta che una volta Don Bosco fu visto piangere. Un giovane detenuto si chiese il perchè di quel pianto e un altro detenuto percepì che quel pianto era dovuto al suo amore per loro. Questo è il Cuore di Don Bosco! Per chi è senza famiglia, per chi si sente solo al mondo, per chi ha perso l’affetto di qualcuno che gli vuole bene, per chi non ha mai conosciuto l’amore o si è sempre sentito rifiutato, incontrare l’affetto paterno-materno di Don Bosco è rivivere o vivere la prima volta. I ragazzi non vanno poi a cercare il prete( purtroppo malvisto ieri come oggi!), ma il padre, il fratello, l’amico, il confidente… La sua presenza fra loro è divina, perchè profondamente umana, cioè buona, generosa, paziente e teneramente inesauribile, che gli permettte di mettersi, con il grembiule, al servizio dell’ultimo arrivato , in qualunque ora sia arrivato, da qualsiasi meridione del mondo sia emigrato e da qualsiasi carretta del mare sia sbarcato. Il Sistema Preventivo della sua Pedagogia Cristiana è la sua Vita!
Oggi, come ieri, si torna a parlare del “Futuro della Fede nell’Educazione dei giovani nella Chiesa di Domani”. Ogni cristiano,che vive il suo battesimo, è di già sempre un educatore. Noi, educatori alla Fede nel Dio dei Viventi, non siamo solo dei “sorveglianti”, ma siamo soprattutto dei padri, madri, fratelli e amici che aiutano a pensare, a riflettere e a valutare come realizzare una pienezza di vita. La Chiave di tutto è la nostra Presenza da cristiani, come Don Bosco, non ingombrante ma rassicurante e sempre in mezzo ai giovani. Nella mente del Santo, l’Educazione alla Fede si trasmette solo attraverso il contatto personale, quasi uno scambio di energia. Per Don Bosco questo è semplicemente il modo di vivere il Memoriale dell’Eucarestia.
Si è concluso nei mesi scorsi l’evento ecclesiale del Sinodo dei Giovani. Lo Spirito Vivificante di Dio c’è anche oggi come ai tempi di Gesù e degli Apostoli e arriva prima di noi e meglio di noi. Opera sempre e non si perde d’animo rispetto al nostro tempo; sorride ai giovani, danza con loro e penetra, avvolge e arriva là dove mai avremmo immaginato. Con garbo i giovani hanno chiesto alla Chiesa, (quindi anche a noi), di avere più coraggio, come lo è il Cristo, suo Redentore, per testimoniare con la vita ciò che noi cristiani proclamiamo e ciò che veramente crediamo. Come educatori poi, oltre ad essere uomini e donne di chiesa, siamo soprattutto Grembo Generativo di adulti nella Fede, perchè nel mondo d’oggi c’è una grande mancanza di paternità e maternità. La risposta alla richiesta di un Futuro della fede non va solo dato dai pulpiti catechistici delle nostre parrocchie o dalle maestose ed erudite cattedre delle nostre scuole, ( compreso la Sala Rossa in Rossano!) ma trasmesso con la sapienza della vita, in stile evangelico, lungo i margini delle nostre strade del mondo.
I nostri giovani non devono sentirci dire che noi vogliamo loro bene e che noi vogliamo fare un percorso di vita e di fede insieme a loro, ma vogliono sperimentare che la nostra presenza affettiva in mezzo a loro sia soprattutto efficace. Educatori cioè che non dirigono le vite dei giovani, nè che impongono come dovrebbero vivere ,ma che vogliono solo condividere con loro il Meglio che noi abbiamo, cioè il nostro Signore Gesù, il Cristo Risorto, il Servitore dell’umanità. Devono sentire che siamo Educatori con loro e per loro e, solo se ce lo permettono, condividere la loro felicità e le loro speranze, le loro gioie e i loro dolori, la loro confusione e la loro ricerca di senso, il loro presente e il loro futuro anche nella ricerca di un lavoro che possa permettere loro una piena realizzazione della loro vita .
Ad un giovane che chiede a Don Bosco “se Dio esiste,com’è?” si vide abbracciato dallo stesso Don Bosco e che gli risponde :<< Dio è così ! >>. Il giovane comprende e poi lo comunica . . . Non si deve parlare a loro di Dio ma si deve semplicemente sussurare Dio. Forse l’Educatore non raggiungerà mai un’ortodossia straordinaria ma sentirà sempre attraverso la sua piccola intermediazione che il Padre-Figlio-Spirito Santo ama e accoglie i giovani così come sono. In questo sentirsi reciprocamente amati e accolti c’è poi la continua nostra Conversione (Mc.1,15) dalla Religione della Tradizione dei Padri ad un Futuro giovanile di una Fede rinnovata nella Chiesa di Domani. (Lc.1,17).
CoriglianoRossano,118 .01.2019. Franco Palmisano, ex-allievo salesiano.