Dobbiamo ringraziare i giornalisti rossanesi che permettono di discutere sul blog, in un’epoca in cui nessuno vuole discutere, ma tutti urlano o gridano o si fanno gli affari propri. Così Marco Lefosse ha scritto dei “Lanzichenecchi” che invadono la Sibaritide, come metafora per parlare dei nordisti come Salvini che vengono al sud in campagna elettorale. Ora EGLI HA SCRITTO sul blog che “Salvini rimane l’unico esponente politico che continua a battersi per la tutela della nazione, contro la pressione fiscale, contro la legge Fornero, contro il cappio dell’Euro, contro le lobby ed i grandi poteri massonici europei,
che continua a difendere il Made in Italy” Io rispetto le opinioni politiche specie quando si basano su fondate analisi, ma una cosa è fare giornalismo, un’altra scrivere o raccontare la storia, come un po’ pretenziosamente ha tentato di fare Lefosse riprendendo i temi della questione meridionale. Se avessimo bisogno di Salvini per risollevare la Sibaritide allora ci converrebbe emigrare all’istante, perché non ci resterebbe altro che una buona valigia. Primo Salvini non è l’unico che difende l’Italia e il made in Italy, e neppure che si batte contro la legge Fornero, mi sembra che anche DI Maio, l’altro giorno abbia difeso sia il Sud che l’Italia dall’Europa (e lo abbia fatto insieme a Grillo prima di Salvini), ma a parte questo che è un dettaglio, i partiti non europeisti in Italia sono più d’uno, e per difendere l’Italia non occorre essere nazionalisti alla Lepen, o alla Salvini post lega Bossi : il nazionalismo è fallito nel novecento portandosi dietro una scia lunghissima di morti e questo neppure un giovane che ha studiato come Lefosse dovrebbe dimenticarlo. La soluzione dei guai semicoloniali in cui si avvolge il Sud Italia, dimenticato sia dall’Italia che dall’Europa è un po’ più complicata delle semplificazioni cui ci hanno abituato i politici italiani (che hanno dimenticato da tempo la questione meridionale). Nella Sibaritide esiste poi un problema di sud nel sud( la sottomissione a Cosenza), simile a quello delle molte periferie italiane, di cui Lefosse ha ricordato le tappe nel dopoguerra, fino agli scippi attuali(ospedale,tribunale ecc), realizzati da quelli che chiama i Lanzichenecchi, cioè barbari rapinatori. La questione meridionale che giustamente inquadra il problema di Rossano e della Calabria fino ad ora non è stata risolta da nessuno e non sarà risolta da nessuno se non ci impegniamo noi meridionali in prima persona per risolverla. Lo stato italiano è nato contro il Sud, depredandolo e violentandolo, ma continua ad averne bisogno sia per manodopera, ma soprattutto come mercato, ed ecco perché i vari politici vengono a chiedere voti: nonostante tutte le nostre magagne e incapacità o debolezze, restiamo una parte dell’osso italiano da spolpare, a differenza di come scrive Lefosse. Certo la ricchezza in Italia si trova assai più al Nord, ma il sud era e rimane bacino di “pescaggio” , di utilizzo semicoloniale da parte del Nord, questo non bisogna dimenticarlo. I nostri giovani, le nostre case, la nostra agricoltura e quanto abbiamo nel sud rimane un pilastro senza del quale l’economia del Nord Italia e di tutta la nazione crollerebbe domattina. Questo se vogliamo fare un ragionamento oggettivo. Non sono certo io che posseggo la bacchetta magica per risolvere la questione meridionale, però ho avuto il piacere di conoscere bene di persona Nicola Zitara, mi pare sia stato l’ultimo dei meridionalisti seri che l’Italia abbia avuto. Ebbene lui dopo avere dimostrato con le cifre come l’Unità d’Italia sia stata finanziata dai Savoia e da Cavour con l’oro del Banco di Sicilia e di Napoli( analisi di cui si sono appropriati altri che cercavano pubblicità), ha anche sostenuto( con dati economici e sociali) come la questione meridionale sia nata dopo l’Unità d’Italia ed è uno dei pochi ad averlo teorizzato, contro l’opinione di gran parte della storiografia italiana. Il punto comunque è che tutti gli storici che se ne sono occupati da quelli inglesi, a quelli americani a quelli francesi o italiani convengono sul fatto che è lo Stato Italiano e le sue classi dirigenti che ha fatto questa scelta. La storia ci insegna anche che una parte del Sud cercò la ribellione, ma fu sconfitta amaramente, e furono i contadini calabresi che si diedero alla macchia dei briganti subito dopo l’Unità d’Italia, per il resto il sud si è lasciato colonizzare. Da questi assunti dobbiamo partire per cercare soluzioni credibili. La Lega parlava di regionalismo, ora con Salvini lo ha abbandonato, e questi rapidi mutamenti di per sé indicano la debolezza culturale e l’opportunismo di questo movimento che viene al Sud solo per strappare qualche consenso, ma non ha assolutamente ricette da proporre per noi, almeno finora non ne avute. Siamo noi che dobbiamo cominciare a valutare bene le risorse di cui disponiamo e dobbiamo cominciare a pensare di non regalarle gratis all’Italia come stiamo facendo, se non nasce una borghesia disposta a fare questo difficilmente le cose potranno mutare. Una borghesia che sappia unire le forze produttive o potenzialmente produttive com’è avvenuto in ogni rivoluzione industriale. E se pur i giornalisti sinceri non se ne rendono conto, che si lasciano coinvolgere dal primo opportunista politico che si presenta nelle nostre piazze, allora dobbiamo proprio rimboccarci le maniche.
prof. FABIO MENIN