Ho appreso pochi giorni fa con preoccupazione che gli uffici della capitaneria di porto cittadina hanno sottoposto a sequestro penale probatorio l’impianto di depurazione sito in località Amica-Seggio (area urbana di Rossano) per “superamento delle quantità previste per legge come deposito temporaneo dei fanghi provenienti dall’impianto di depurazione in oggetto e contestuale abbandono incontrollato di tali rifiuti fangosi nell’area dell’impianto di depurazione con assenza di opportuno smaltimento per come previsto dalla legge vigente”.
Ricordiamo brevemente che gli impianti di depurazione a fanghi attivi trattano le acque reflue (costituite da una sospensione in acqua di biomassa, intesa come fiocchi sedimentabili di materia organica e di colonie di batteri che si nutrono di tale materia organica) allo scopo di separare l’acqua “pulita” dalla materia organica che si presenta poi come forma di fango e rappresenta quindi lo “scarto” del processo di depurazione. I fanghi così prodotti devono essere successivamente allontanati dal sito dell’impianto di depurazione, quindi opportunamente trattati e successivamente smaltiti. Il trattamento dei fanghi di depurazione è obbligatorio e deve essere effettuato esclusivamente da ditte specializzate che hanno ricevuto le necessarie autorizzazioni previste dalle normative vigenti. Tali aziende rilasciano tutte le certificazioni relative al corretto smaltimento e, oltre ad occuparsi del trattamento e dello smaltimento dei fanghi, si occupano anche del prelievo presso l’area dell’impianto di depurazione e del trasporto fino al sito di trattamento degli stessi. Il trattamento dei fanghi consiste essenzialmente in una fase di ispessimento (fase in cui viene eliminata gran parte dell’acqua presente in modo tale da essiccare il fango, facendo quindi diminuire il suo volume) e in una fase di stabilizzazione biologica che ha lo scopo di eliminare gli agenti patogeni e i parassiti che abitualmente colonizzano i fanghi. Terminati i processi di ispessimento e di stabilizzazione biologica del fango, si passa poi a dei controlli per verificare come tale fango possa essere smaltito (può essere incenerito, utilizzato in agricoltura come fertilizzante oppure, in caso di presenza di sostanze pericolose, deve essere portato in apposite discariche e smaltito come rifiuto pericoloso).
Poiché quindi non è esclusa la presenza in tali fanghi di sostanze pericolose (tipo metalli pesanti quali cadmio, piombo, cromo che sono presenti nei trattamenti parassitari o fertilizzanti che vengono utilizzati in settori quali l’agricoltura), risulta ovvio che ci si debba preoccupare se tali fanghi, invece di essere puntualmente smaltiti, stazionano in quantità e per periodi di tempo tali da poter portare all’inquinamento delle falde acquifere con conseguente pericolo di contaminazione di tutto quello che è nelle vicinanze dell’impianto di depurazione (ad esempio prodotti ortofrutticoli contaminati che potrebbero finire sulle nostre tavole). Per tale motivo si suggerisce di inserire nel prossimo bando di affidamento della manutenzione degli impianti di depurazione che lo smaltimento dei fanghi sia ad esclusivo carico della ditta appaltatrice, ma nel contempo si ribadisce che l’amministrazione Comunale ha il dovere di salvaguardare la salute dei cittadini e fare in modo che per nessun motivo si arrivi ad una tale situazione di pericolo, ahimè attualmente vissuta.
Piergiorgio De Cicco
Coordinatore Lega Calabria Corigliano Rossano