Al di là delle chiacchiere, cui ci hanno abituato i soliti cretinetti della politica locale, il vero banco di prova della fusione tra i comuni di Corigliano e Rossano, più che dalla difesa a oltranza del più ripugnante tribunale della repubblica o da una ridicola sede dell’INPS, passa dalla volontà delle classi dirigenti dei due comuni di gestire in fiducia e collaborazione la sanità locale e in particolar modo i due maggiori ospedali del territorio. Volontà che per ora sembra lontana, anzi: lontanissima.
Lo si comprende guardando gli organici dei due ospedali, appunto, da cui si scopre, senza neppure dovercisi spremere troppo le meningi, che per via dell’equazione Rossano città bella, buona e colta-Corigliano città brutta, sporca e cattiva, o per le tante varianti della stessa pseudo equazione campanilistica che per la presunzione dei rossanesi vale anzitutto per la sanità, la spoliazione dell’ospedale di Corigliano continua imperterrita, nonostante si parli di fusione a 360° e di verità, quella equazione, ne contenga ormai poche.
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