Noi arbëresh siamo le tessere di un mosaico che definirei “archeologia linguistica, etnica, somatica, caratteriale di cose vive e non morte”. Voglio spiegarmi meglio: Pompei, le piramidi, le tombe etrusche, ono i meravigliosi resti di civiltà rispettabilissime ma defunte.
Cioè sono certamente capolavori architettonici ed artistici ma non sono altro che “contenitori”,ormai vuoti, di ciò che fu il loro contesto storico. Sì,é vero,visitandole,ti suscitano indicibili emozioni ma poi tutto finisce lì. Al massimo,per coglierne il pathos,devi ricorrere alla consultazione storico letteraria.
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