La fusione di Corigliano-Rossano sembra ormai essere l’incubo ricorrente di Orlandino Greco. Il consigliere regionale, capogruppo della lista “Oliverio presidente”, con un passato da sindaco di Castrolibero fra le fila di Alleanza nazionale, non manca settimana in cui non abbia di che ridire sul processo di fusione in atto delle due città joniche.
L’ultima oggi pomeriggio pubblicata da La C News (http://lacnews24.it/politica/orlandino-greco-fusione-corigliano-rossano_29414/).
Ma tentiamo di fare un po’ d’ordine sulle idee in materia del consigliere regionale.
A gennaio, una delegazione del Comitato delle 100 associazioni insieme ad alcuni amministratori rossanesi si recano a Reggio Calabria, a Palazzo Campanella, sede del consiglio regionale, per essere auditi dalla prima commissione (presidente Franco Sergio) che sta predisponendo la legge “Graziano” sulla fusione. Davanti ad un amabile caffè, qualche minuto prima dell’audizione, il consigliere Greco si lascia andare una battutina che suona così (ero presente insieme a decine di testimoni): «Ma tanto la fusione di Corigliano-Rossano non si farà mai…».
La voce si sparge, anche sui social dove viene criticato aspramente, a tal punto di ritenere necessaria una conferenza stampa da indire a Rossano, ad aprile, nella quale (ovviamente era in loco) concorda con tutto e su tutto, per la serie la fusione “s’ha da fare”.
V’è da rammentare che qualche mese prima il Consiglio regionale della Calabria, all’unanimità – quindi anche il voto di Orlandino Greco – approva sia la proposta di legge “Graziano” sulla fusione, ma anche l’eliminazione del quorum per i referendum consultivi, sulla falsa riga di quanto sta avvenendo in tutte le Regioni d’Italia.
Arriva aprile ed alle porte della bella stagione il presidente Oliverio emana il decreto di indizione del referendum consultivo per la fusione di Corigliano-Rossano, con data fissata al 22 ottobre 2017.
Siamo a maggio e siccome quel 22 ottobre si avvicina a grandi falcate con sempre maggiori consensi, perché non proporre una legge che reintroduca il quorum per sparigliare le carte? No, non al 30% come quella precedente, ma al 50%. La proposta di legge porta la firma di Orlandino Greco e Franco Sergio.
Orbene, premettendo che solo i referendum abrogativi (che cancellano le leggi) in Italia prevede un quorum del 50%, perché voler reinserire un numero legale così alto, con tutta questa fretta, dopo aver approvato la legge sulla fusione e l’eliminazione del quorum stesso qualche settimana prima?
Due le teorie degli analisti della politica nostrana.
La prima. Come buona parte della politica cosentina che conta, teme questa nostra fusione. Ricordate, ad esempio, la sortita di domenica scorsa di Giacomo Mancini Jr in un’intervista resa al Quotidiano a firma dell’ottimo collega Massimo Clausi? «Il 22 ottobre i cittadini di Corigliano e Rossano – queste le dichiarazioni di Mancini che riportiamo testualmente da leggere con una certa attenzione – saranno chiamati a scegliere se dare vita alla città unica. Se dovesse prevalere il Si, cosa che mi auguro, nascerà una città di più di 80mila abitanti. Il nuovo comune sarà il più popoloso della Provincia. Attirerà nuovi flussi di finanziamenti e con essi investimenti privati. È evidente che in prospettiva si sposteranno gli equilibri verso la Sibaritide che anche grazie agli interventi infrastrutturali che saranno realizzati, potrà diventare la realtà trainante quantomeno della Calabria Settentrionale. Rispetto a questo scenario prossimo Cosenza appare completamente immobile».
La seconda. Nel progetto di fusione fra Cosenza e Rende, al momento sembrano rimanere fuori gli altri comuni dell’hinterland, la sua Castrolibero compresa. Ed allora, perché – mormorano sempre i ben informati delle dinamiche politiche regionali – non rompere le uova nel paniere magari cavalcando l’onda lunga di qualche super consulente del Comune di Corigliano?
Piuttosto che arzigogolare su numeri e percentuali, Greco dovrebbe fare due conti. Ci permettiamo di suggerirglieli: a Corigliano, nel 2013 al turno di ballottaggio hanno votato il 41,10% degli aventi diritto. E Geraci è stato eletto con il 61% di questo 41,10%, ovvero del 23% degli aventi diritto. Quindi, appena due coriglianesi su 10.
Nel 2016 al turno di ballottaggio i rossanesi al voto sono stati il 50,94%. Di questa percentuale solo il 50,22% ha preferito Mascaro.
Dovrebbe però rammentare soprattutto che in una elezione così importante come quella del Consiglio regionale della Calabria, mica di un referendum qualunque, nel novembre 2014, ha portato alle urne solo il 44% dei calabresi aventi diritto. I conti sono semplici: 1.897.729 elettori, di questi si sono recati alle urne in 836.531. Il presidente è stato eletto il 61% del 44% degli aventi diritto: solo 3 calabresi su 10.
La proposta Greco-Sergio, dunque, oltre a cozzare con le politiche del governo nazionale che vulle razionalizzare i comuni italiani, equivarrebbe a cancellare ogni forma di fusione da qui in poi.
Ma allora, caro Greco, perché non rivedere anche la legge elettorale? Con un quorum del 50% la Regione non avrebbe una guida da anni e chi siede in Consiglio regionale sarebbe a spasso.
Insomma, caro Greco, di che parliamo?
Luca Latella