Camminando lungo i viali della nostra comunità, che è in Corigliano Rossano, si incontrano cittadini i quali si scambiano fra loro auguri di ANNO NUOVO e VITA NUOVA. Sovente, parlando con loro, si rimpiangono i ” bei tempi di una volta”, come tempi felici , paradisiaci e che non torneranno più, come il tempo della buona educazione, della moda, delle canzoni, della gioventù e della stessa vecchiaia, modello di saggezza.
Da sempre allora si vive con disagio il presente, si ha paura del futuro e si guarda con nostalgia al passato . Si corre così il rischio di trascorrere la propria vita senza scorgere il bello che invece c’è e va vissuto , altrimenti solo le generazioni successive forse lo scopriranno e con rimpianto!
La scontentezza con la quale si guarda e si vive il presente si proietta anche nella spiritualità, che influisce su tante devozioni intrise di pessimismo ( … il” gementi e piangenti in questa valle di lacrime” del Salve Regina…) e così contrarie alla pienezza della gioia desiderata e augurata da Gesù, il Cristo , poi Risorto:<<Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena ( Gv.15,11) e << …perché si abbia in se stessi la pienezza della mia gioia ( Gv. 17,13)>>.
Anche se il Libro della Sapienza insegna che si sragiona quando si pensa che la << nostra vita è breve e triste, perché non si conoscono i misteriosi segreti di Dio (Sap.2,1-22)>>, per cui la vita da dono del Signore si trasforma in penoso esilio, tuttavia va tenuto presente che l’essenza della Creazione sta proprio nel manifestarsi sempre in maniera inedita e mai ripetitiva.
Il racconto della stessa Creazione ( Gen.1-3) non è il rimpianto di un paradiso irrimediabilmente scomparso, ma la profezia di una nuova civiltà da realizzare e che gli uomini sono chiamati a costruire, con il Grembiule del Servizio, in collaborazione con loro e con Dio, che con l’l’Incarnazione si è fatto Tempo e Storia << non per essere servito ma per servire (Mt.20,28 e Mc.10,45)>>.
Il Vangelo esordisce subito con un invito a <<Vino nuovo in otri nuovi (Mt.9,17)>> e la stessa sapienza evangelica della vita è proprio quella di << ricondurre il cuore dei padri verso i figli (Lc.1,17)>> e non quella dei figli verso i padri. E’ la perenne dinamica in cui sono gli anziani che devono aprirsi e accogliere il nuovo e non il contrario.
Quando si accantonerà un passato che è bello perché è dimenticato e idealizzato, solo allora si potrà vivere serenamente il presente e andare fiduciosi incontro al futuro , confidando in quel Gesù che assicura: << Non preoccupatevi dunque del domani , perché il domani si preoccupa di se stesso ( Mt.6,34)>>.
Corigliano Rossano, 01.01.2020 (Franco Palmisano)