Per la gioia di tutti i Grinch ,colpito e affondato! E anche questa parodia di Natale pandemico è andata .Questo bastardo patologico aggiunge un’altra tacca, forse la più importante, alle sue orrorifiche conquiste. Il Virus ha colpito al cuore la festa per antonomasia trasformando la gioia in paura. I “cattivi” l’hanno messa in quarantena, avvilendola, mortificandola, distanziandola.
Abbuffate,rimpatriate,tavolate….tutto il “corona” ha divorato. Le strade deserte ti respingono, le piazze-agorà sono mute e allora..cosa fare ? Bisogna pur sopravvivere, specie a livello psicologico , e ti inviluppi come un riccio, sbirciando realtà immaginarie e virtuali natali in casa Cupiello. Beato e felice chi ancora può contare su lacerti d’affetto. Il fatto è che non possiamo fare a meno dei riti. Non è tanto voler perpetuare ad ogni costo abitudini acquisite, insistere su religiosità di facciata e abbuffate pantagrueliche, è l’Occidente che vacilla, che ha abolito i riti uno dietro l’altro creando affanno e sofferenza. E già…perchè esiste una sorta di istinto cerimoniale custodito nelle profondità del nostro genoma culturale che impedisce di accettare supinamente un appiattimento per Decreto sia pur dettato da impellenti ragioni di Salute pubblica.
Il Natale rappresenta uno spartiacque di antichi riti legati al solstizio d’inverno quando le giornate ricominciano ad allungarsi, ed è il periodo in cui i pagani onoravano il dio solare Mitra; il cristianesimo trasforma il trionfo della luce sull’oscurità nella celebrazione della natività del dio bambino che viene al mondo per liberare l’umanità dalle tenebre del peccato…e questa è storia nota, ma, per nota che sia, è pur sempre straordinaria . Una vicenda ricca di consuetudini famigliari, di funzioni religiose e ritualità laiche. Noi di una “certa”, …lo sappiamo perché ne siamo impregnati, le abbiamo vissute, fanno parte del nostro corredo. Una successione ininterrotta di azioni comandate e concatenate : costruire il presepe, addobbare l’albero ( o viceversa ),corsa ai regali,cenone alla Vigilia, ( o viceversa ) riti pagani e botte/ botti da orbi nella notte di Capodanno attesa notturna della Befana ,il tutto condito con emozioni recitate, riunioni , a volte , obbligate e sdolcinamenti da copione. Era questa,in fin dei conti, la liturgia sincretica che titillava il velopendulo e accarezzava la schiena, le nostre schiene,non quelle dei nipoti cibernetici, trasformando una festa religiosa e consumistica in magia E il sentimento del tempo della vita che muore e rinasce di un tempo ciclico che sfuma nell’eterno. La deritualizzazione della nostra epoca sembra avere violato anche l’ultimo rifugio infiltrandosi in quella grotta che millenni addietro accolse Colui che rimane ( almeno per chi crede) l’ultima ancora di salvezza.