Commentatore da divano quale sono, assisto impotente alle piaghe che affliggono questo nostro bistrattato pianeta apparentemente fuori controllo visto che, anche a chi ormai tenta disperatamente di metterci una pezza, appare sempre più lacerato.
Dovremmo allora attingere all’enorme patrimonio di saggezza e di insegnamenti di chi ci ha preceduto, tesori di sapienza sedimentatosi nel corso dei secoli che sempre hanno visto tragedie e distruzioni, guerre e malattie a coronamento del detto che niente di nuovo c’è sotto il sole.
I vari Putin hanno sostituito i vari Bin Laden , Pol Pot ,Saddam Hussein, Kim Jong, Bashar Al-Assad, degni successori a loro volta di Hitler, Stalin e compagnia…solo per restare in anni recenti e senza voler scomodare i vari Nerone e Gengis Khān.
Molto più banalmente mi chiedo: questi signori oltre ad esercitare il mestiere di dittatori, spesso sanguinari, tra un massacro e l’altro l’altro, leggono ? E se leggono, quali libri prediligono?
Provo ad indovinare. Forse il più antico manuale strategico della storia ( VI sec a.C.) di Tzu Sunil ? O altre amene letture tipo Mein Kampf , Libretto rosso di Mao Tse-tung, Democrazia e terrore. Le dinamiche della repressione di Goldman Wendy Z. ?
Non penso abbiano sentito parlare del racconto “Nella colonia penale” nel quale Franz Kafka descrive una macchina dell’orrore che punisce i trasgressori incidendo sulla loro pelle i loro crimini.
Assodata la “ selvacità “ della natura umana, e tutto il corollario che ne consegue : cupidigia, intolleranza, ambizione di potere, violenza (Ucraina docet ), rimane il dilemma di come uscirne . Armi sì, armi no? Né…né ( quanto di peggio possa esistere ), e via diplomatica, ma quale ? Per discutere, tacitando le armi, bisogna essere d’accordo almeno in due ( elementare Watson ).
La Terza guerra mondiale, non più a pezzi, bussa alle nostre porte. Gli uomini di buona volontà, compreso il Papa ( qualcuno dirà fa solo il suo dovere ) invocano dialogo ,capacità e creatività diplomatica, politica lungimirante capace di costruire un nuovo sistema di convivenza che non sia più basato sulla potenza delle armi.
Il dialogo come arte politica, la costruzione artigianale della pace, che parte dal cuore e si estende al mondo, il bando delle armi atomiche, il disarmo come scelta strategica sono le indicazioni concrete che Francesco ci affida affinché la pacificazione diventi realmente l’orizzonte condiviso su cui costruire il nostro futuro. Perché dalla guerra non può nascere nulla di veramente umano.
Chi non può essere d’accordo…ma è anche chiaro che gli unici che in realtà, possono mettere fine a questa barbarie sono i contendenti .
Ma esiste una terza via : quella del pensiero laterale .Un modo di pensare che ha come obiettivo quello di vedere le cose in modo differente e generare alternative e nuove idee. Si parte dall’idea di esplorare nuove vie e ci si preoccupa di alimentare, attivare e lasciare andare i pensieri e vedere cosa succede.
A parlare per la prima volta di pensiero laterale fu Edward de Bono, studioso della creatività, secondo cui l’approccio logico alle cose non è sufficiente per sviluppare nuove idee nella società: c’è bisogno appunto di un pensiero che scardini i preconcetti radicati e che appaia “illogico” poiché Edward de Bono (psicologo maltese, massimo esponente della ricerca del pensiero creativo) afferma che sia possibile imparare a pensare in modo diverso, grazie alla capacità umana del cosiddetto “pensiero laterale”. Ma cosa significa esattamente? Non sempre il pensiero logico ci porta alla soluzione però, alle volte si può bloccare, inceppare e quando torna indietro, tende a ripercorrere gli stessi passi, quelli delle informazioni e delle esperienze pregresse, formando così dei “solchi neuronali” sempre più rigidi e schematici. Proprio a questo punto la tentazione di mollare è forte e ci diciamo: “è impossibile trovare una soluzione!”
Il pensiero laterale è di natura intuitiva e si pone quindi come una vera e propria alternativa al “pensiero verticale”, ovvero quella tipologia di pensiero logica e consequenziale condizionata, che a volte ci rende “ingabbiati” e limitati nel nostro modo di vedere, interpretare e di conseguenza interagire con la realtà che ci circonda.
Via via che passa il tempo i nostri pensieri, come le nostre convinzioni si fanno sempre più radicate e ferme, rigide e sedimentate.
Il pensiero laterale assume la funzione di potenziale “scardinatore” delle convinzioni e logiche ormai date per scontate, che possono rendere difficile per le persone trovare una soluzione o anche solo un cambio di prospettiva del problema stesso. In tutto questo anche la creatività, secondo de Bono, ricopre un ruolo chiave, ovvero quello di catalizzatrice di intuizioni , permette cioè di affrontare le situazioni creando nuovi percorsi di pensiero.
Ed ecco allora l’importanza delle “buone “letture per scardinare i pregiudizi.
Qualcuno può avvisare Putin e Zelensky di leggere almeno i libri di de Bono ?