E’ ormai decorso abbondantemente ogni termine, espresso o meno, concesso alla politica (o ai politicanti, fate Voi) per porre rimedio alla scelta scellerata di inserire il Nostro tribunale nella lista nera degli Uffici da tagliare per imprecisate ragioni di contenimento della spesa pubblica ed in nome di una presunta maggiore efficienza della macchina giudiziaria, peraltro in concreto ignote persino ai responsabili di una simile nefandezza.
Nella conferenza stampa di presentazione della cosiddetta “riforma della geografia giudiziaria” il (fù) ministro Severino ebbe maldestramente ad affermare che le circoscrizioni giudiziarie risalivano al tempo delle “carrozze trainate dai cavalli” per cui “nell’era dall’alta velocità” si imponeva un cambiamento di rotta definito “epocale” in un ottica di spending review. Peccato che il ministro Severino, unitamente ai suoi complici di governo ed incapaci ministeriali, ignoravano che il nostro territorio non conosce la cosiddetta “alta velocità” sebbene in senso lato: si considerino le locomotive a vapore che ogni tanto il caso ci consente di veder apparire sulle nostre rotaie; è noto a tutti lo stato del nostro sistema viario, degno solo delle carrozze trainate dai cavalli (appunto); dei trasporti, del tutto inesistenti, salvo qualche autobus che ci collega alle grandi città del nord per consentirci in 7/12 ore di emigrare più velocemente (si fa per dire); questo territorio ignora cosa sia l’alta velocità financo della rete internet, in alcune realtà addirittura inesistente e di altri forse più gravi problemi (sanità e quant’altro).
Mi astengo dal soffermarmi sulle ragioni oggettive che inducono a ritenere “da manicomio” la decisione di sopprimere questo Tribunale, oramai documentalmente note a tutti (tranne che ai nostri governanti ed a taluno in quel di Castrovillari).
Epperò, mi sia consentita qualche parola sull’atteggiamento da noi tutti tenuto in questi mesi ed in queste ore, passate nella speranza del “miracolo romano”, tutti con il cappello in mano, speranzosi, educati e proni nei riguardi di ogni esponente politico astrattamente utile a perorare la “causa”; pronti a rendere grazie ed a tessere lodi qualora giunga (si spera) l’agognato evento. A tal proposito mi domando, senza polemica alcuna: bisognava arrivare a questo punto? Dov’erano i nostri rappresentanti politici (locali, regionali e nazionali) quando si decretò la “fine” di questo tribunale più di un anno fa!? Dov’erano i nostri rappresentanti (di destra, di sinistra, di centro, di questa e di quella legislatura) al momento della “consumazione del reato” nel settembre 2012!? Come mai non v’è stata in parlamento alcuna mozione di sfiducia seppure individuale nei confronti del ministro Severino e, oggi, Cancellieri!? Se la politica è assunzione di responsabilità, chi si assumerà la responsabilità del disastro nella malaugurata ipotesi (si badi, voglio ancora sperare) di chiusura di questo Tribunale!? Tutti pronti, nella sciagurata ipotesi, ad esentarsi da responsabilità? Tutti a pretendere meriti e ringraziamenti in caso di “miracolo” spacciando come proprio un risultato forse dovuto solo all’intervento divino?
Come mai se il ministro Cancellieri, il ministro Alfano, parlamentari di tutti gli schieramenti, noti e meno noti, pareri di commissioni parlamentari, in pratica Tutti, si dicono favorevoli ad un decreto correttivo che comprenda anche (o solo) questa Struttura giudiziaria, non giunge l’agognato provvedimento? Eppure basterebbero poche righe e venti minuti di Consiglio dei Ministri per salvaguardare la giustizia e l’economia di questo ulteriormente martoriato territorio.
Forse che governanti e parlamentari sono tutti impegnati a trovare il modo di salvaguardare il ricco deretano di Arcore ed a cambiare il nome a tasse e balzelli?
Cari concittadini e Colleghi tutti, quando la finiremo di essere educati, responsabili, fiduciosi, inerti ed ossequiosi delle regole?! Quando finirà l’ora del garbo istituzionale, dell’attesa civile e cominceremo a prendere a calci il posteriore di qualcuno?
Sandro Sapia