La tempesta dopo la quiete (apparente). Sembra l’esatto opposto dell’opera leopardiana, il mare in cui sta navigando il Partito democratico rossanese.
Ad alimentare i mal di pancia ed i musi lunghi, dopo quelli delle scorse settimane, ora è una lettera aperta firmata da circa centoventi fra dirigenti, tesserati e militanti del partito ed indirizzata ai segretari locale, provinciale e regionale del partito.
Pomo della discordia, l’accordo fra lo stesso Pd ed il movimento politico “Il coraggio di cambiare”, forza definita di “centrodestra”.
I firmatari della missiva inviata a Madeo, Guglielmelli e Magorno non digeriscono questa alleanza ed annunciano che non la sosterranno “in alcun modo”. Nel recriminare sull’entusiasmo che aveva fatto scaturire nel centrosinistra rossanese la proposta di candidare il giudice Sergio Caliò, i firmatari scrivono che “mai si sarebbero aspettati di vedere il simbolo de Il coraggio di cambiare campeggiare alla conferenza di presentazione del candidato a sindaco sostenuto dal Pd e non una bandiera del nostro partito”.
“Le accelerazioni dei processi – scrivono – nascondono quasi sempre un timore. L’invocazione dell’interesse generale è quasi sempre visto come la pezza sull’errore che si sta commettendo o, quantomeno, sta a significare di essere accontentati e piegati a questo modo di fare politica che a noi non interessa. Per tutto ciò siamo indignati, perché il condottiero che auspicavamo guidasse le nostre battaglie non è quello sperato, non è del Pd, non è di centrosinistra”.
Tesserati e militanti parlano, ancora, di dignità “calpestata ed umiliata” e per questo sentono forte il bisogno di “urlare il nostro malessere, il nostro risentimento”.
Quindi il clou della lettera. “Certo è palese che non voteremo e non sosterremo in alcun modo questa alleanza, che nulla ha in comune con gli ideali del Partito democratico e con il centrodestra, e mai vorremmo vedere il simbolo del Pd seguire sulla scheda elettorale quello di Forza Italia o altri movimenti oggi ancora nel centrodestra”.
“Questa volta – è la chiosa della missiva – in tanti resteranno fuori a guardare e saremo, nostro malgrado, incapaci di fare sintesi e di essere complici della vittoria di un centrodestra reazionario che non merita di guidare la nostra città”.
Parole dure, insomma, che spaccano ulteriormente un già diviso Pd, nell’occhio del ciclone da settimane, ed aspramente criticato dal di dentro dopo l’accordo raggiunto con una forza “di centrodestra”.
In tutto ciò, come se non bastasse, quella diaspora della prima ora che ha visto allontanarsi Tonino Caracciolo, tesserato piddino, oggi in corsa per la carica di sindaco ma sostenuto da una coalizione civica, e della seconda ora che ha messo in fuga Zona Dem prima (che ha deciso di appoggiare Caracciolo) e poi anche qualche dirigente.
Luca Latella