La strada, da oggi in poi, sarà un po’ più in salita. Irta e densa di insidie. Perché a meno che non si andrà a pescare nella minoranza – e qualcuno da tempo fa il gioco delle tre carte – per l’approvazione di un qualsivoglia punto, sia esso il bilancio o una variante, i numeri non saranno più così “imponenti”.
Il sindaco, nonostante i piagnistei in “Gazzetta”, avrà i suoi bei grattacapi. Il Pd ha mollato e questo, di per sé, è un grande problema per Mascaro, seppur non lo sembri.
La nota diramata da Micciullo con l’avallo della segreteria regionale è inequivocabile: ritiro della fiducia al sindaco e azzeramento della giunta. Ciò significa che i dem di “livello”, quelli che dovrebbero contare nei piani alti, non vogliono più né Mascaro – a meno che non cambi registro, postazioni e chissà cos’altro – né la rappresentanza in seno al governo di città.
Una bocciatura su tutta la linea, insomma, che potrebbe mandare il tilt il giocattolo.
La fase di approvazione del Bilancio durante l’ultimo consiglio comunale, ne è testimone: 11 contro 13 col passaggio in approvazione risicato, conteggiando già fra le minoranze i desaparecido della maggioranza (Scorza, Topazio, Micciullo). E con altri che scalpitano da mesi ma rientrati nei ranghi solo all’ultimo istante, non sarà cosa facile per il sindaco tenere le redini di una maggioranza già sfaldata dopo appena nove mesi di governo.
Insomma, gli altri 52 mesi restano fantascienza, a meno che il primo cittadino per davvero non azzeri la giunta e non riseduca chi se n’è andato sbattendo la porta. Anche perché, seppur ci sia qualche semisimpatizzante in seno alla minoranza, i ben informati mormorano che dalla ripresa delle attività post pasquali in avanti sarà «guerra aperta».
Luca Latella