“Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”. La legge di Antoine Lavoisier la si può attualizzare per i fuochi di San Marco, che si conferma non più come un evento del ventaglio della tradizone rossanese, ma l’EVENTO in assoluto nell’intera annata ionica.
Che bella Rossano quando è Rossano, piena di sé, di gente, di musica e di colori. Un miracolo, un trionfo che può e deve rappresentare una spinta propulsiva per sprigionare le potenzialità latenti del centro storico. Si tratta di un’esperienza che può e deve essere ampliata non solo alla vigilia di San Marco.
Il concetto della cantina a cielo aperto, dell’accoglienza, delle tarantelle e delle quadriglie imparate alle elementari possono diventare un brand per un divertimento 2.0 da radicare nel borgo. Basti vedere la sana spensieratezza e goliardia nel largo adiacente alla chiesa di San Domenico, occupata tra salti, abbracci e balli ed allietata dall’organizzazione del “Divino Club”, per capire che tanto si ha e tanto ancora si può fare. Gestori di lidi, albergatori, imprenditore del settore e politica: spostiamo con eventi ad hoc, anche e solo per poche notti d’estate, il divertimento nel centro storico. Oltre alla vasta scelta della movida nella costa ionica focalizziamo sulla bellezza che c’è ed aspetta di essere sfruttata.
Affidarsi a vecchie logiche ormai superate è l’autostrada che è sempre monotona e ripetitiva. Molto meglio il sentiero, attraversato, però, da chi ha passione e idee giovani e trasfigurarle all’antico agghingato da meraviglia. “Meglio una serata cosi che dieci in discoteca o chiusi e seduti nei locali”. Frasi così si sentivano al crepuscolo dei fuochi, quando i ragazzi tornavano allo Scalo con maliconia e con la giusta dose di vino e allegria in corpo. Tra una ballata popolare, tra uno “sciannichedd e vin” a 50 centesimi, tra un passo di Taranta, c’è quello che eravamo e quello che siamo. È una smisurata preghiera che giunge dal Borgo che pazientemente aspetta il momento che qualcuno raccolga le sue pepite.
Josef Platarota