La fusione tra i Comuni di Rossano e Corigliano porterebbe, come noto, alla nascita di una tra le più importanti città della Regione Calabria. Tutti i grandi cambiamenti storici hanno dovuto affrontare “resistenze”, superare ostacoli e criticità, ma sono stati il frutto di lungimiranza, nella consapevolezza che ciò che si costruisce appartiene al futuro.

La resistenze dell’oggi, come quelli opposte nel 1967-68 alla nascita di Lamezia, sia quelle mosse da più nobili ragioni, come la preoccupazione di perdere la propria identità, che, quelle meno comprensibili, come la difesa del proprio campanile, di personali convenienze economiche, di interessi di natura politica, andrebbero tutti superati dall’idea di poter realizzare un <più grande progetto per il proprio territorio>.
Le rispettive <identità>, anzi, potrebbero completarsi ed essere valorizzate, sospinte dalla maggiore forza di contrattazione e dal maggior peso di rappresentanza che deriva dall’unione. Le stesse reciproche <criticità> potrebbero essere meglio affrontate insieme, con la forza dell’unione.
Tanto più, in un sistema politico-istituzionale, non capace autonomamente di valorizzare meriti e potenzialità dei territori, ma con il quale bisogna confrontarsi anche duramente, per rivendicare interventi tanto necessari quanto utili al proprio sviluppo.
La costituzione di una nuova più grande città, trova la <principale ragione> nel suo essere, per definizione <maggiore forza> che deriva dall’unione. E questo territorio ha bisogno di maggiore forza contrattuale per tentare di uscire dall’ <isolamento> , <spopolamento> <depauperamento> e <subalternità>, in cui si trova.
Né la considerazione, pur sollevata, che l’attuale situazione sia avvenuto per colpa dei politici di questo territorio, può essere valido motivo per rinunciare alla nascita di una più grande realtà territoriale: le colpe di ieri e, se si vuole dell’oggi, dei politici e dei rappresentati istituzionali, per non aver saputo – o voluto- difendere questo territorio, non possono ricadere anche sulle future generazioni; sarebbe un prezzo troppo caro ed ingiusto da far continuare a pagare a chi non ha colpa.
Né la considerazione che la fusione possa essere occasione per qualche <politico> per fare carriera ovvero riproporsi, può essere una <motivazione> tale da far perdere di vista l’importanza dello scopo: i politici di questo territorio, di ieri e dell’oggi, saranno anche i nuovi rappresentati del domani, solo se saranno votati dai cittadini. Ma saranno i cittadini a decidere. Così come del resto la <non fusione> non determinerà di per sé un rinnovamento della classe politica. Certo, è auspicabile che, in ipotesi di fusione realizzata, i cittadini sappiano scegliere bravi amministratori, che sappiano valorizzare i maggiori trasferimenti che la nuova città riceverebbe, che abbiano maggiore autorevolezza e siano più sensibili agli interessi di questo territorio.
Né questioni di bilancio, e nemmeno inchieste per l’accertamento o meno di condizionamenti criminosi nella gestione comunale, possono essere considerati <impedimenti definitivi> alla fusione, in quanto, pur rilevanti e gravi, vanno relegati a situazioni contingenti e a colpe ed omissioni del passato, o anche dell’oggi, ma che non possono pregiudicare il futuro di questo territorio.
Né la responsabilità dell’attuale classe governante nel non avere predisposto uno <studio di fattibilità>, benché importante, può farci rinunciare ad una tale prospettiva (anzi questa circostanza dovrebbe far riflettere, se tutta la classe politica voglia veramente la fusione, perché il cambiamento generalmente è contrastato dal principio di autoconservazione delle proprie posizioni politiche).
In proposito, si può osservare però come sia sotto gli occhi di tutti, che i due comuni oltre ad avere continuità territoriale, hanno la stessa caratteristica naturale (mare-montagna), hanno le stesse potenzialità agrumicola-olearia, hanno la stessa predisposizione turistica. Mentre le rispettive caratterizzazioni e peculiarità sono complementari e potrebbero trovare migliore sviluppo – per non dire finalmente decollo – quale la <pesca> ( attività importante per l’economia di Corigliano, dotata di una storica marineria), con il mercato ittico da rilanciare; così il porto di Corigliano che possa diventare l’autostrada del mare quale piattaforma strategica di sviluppo dell’area; così per la migliore valorizzazione del patrimonio storico monumentale della Rossano Bizantina.
E senza dimenticare le criticità comuni di Corigliano e Rossano, ossia la fragilità del nostro territorio, il rischio idrogeologico che imporrebbe avere maggiori risorse ed un piano di prevenzione e messa in sicurezza comune.
Nel tempo molte scelte che hanno riguardato questo territorio –sanità, viabilità sicurezza etc. – sono state prese sulla testa dei cittadini di quest’area, incidendo negativamente sulla nostra qualità di vita.
La nuova città avrebbe sicuramente più peso e maggiore possibilità di rappresentare e difendere gli interessi di questo territorio.
La costituzione di una grande unica città, è qualcosa soprattutto per il domani, anche se la scelta appartiene ai cittadini elettori di oggi e alla loro responsabilità, di lasciare un futuro migliore, sapendo mettere da parte <pregiudizi, campanilismi, convenienze ed interessi personali, divisioni e rivalse>, abbandonando anche l’idea di una presunta o vera ritrovata <centralità> di un comune sull’altro.
La fusione, in definitiva, è un atto di responsabilità: un dono alle future generazioni di questo territorio.
Rossano,lì 13.10.2017
Giuseppe Tagliaferro