Ogni anno con l’avvicinarsi delle festa di Hallowen o di Carnevale riprende con forza la crociata dei nostrani bigotti, che vedono in questi eventi il trionfo del male. Per loro queste feste sono attrazioni irresistibili, per cui tirano fuori tutta la loro violenza verbale, a volte anche microfonata,contro chi di queste feste sorride e si diverte. Tutto ciò nasce dal fatto che noi cristiani siamo eredi di una spiritualità,che, distaccatosi dai Vangeli, ha devastato in maniera irrimediabile la vita dei credenti.
Nei secoli la nostra spiritualità si è occupata più della sofferenza che dell’allegria, più della mortificazione che del piacere, più del pianto che del riso e l’abito nero del lutto è diventato la divisa di preti e suore. Siamo eredi di una tradizione spirituale tetra, pessimista, dove le parole, gioia e felicità, vengono viste con sospetto. Siamo tutti “gementi e piangenti in questa valle di lacrime” in cui si sguazza devotamente perchè siamo nati per soffrire e la felicità è nell’aldilà. Oggi inoltre è un momento delicato per la vita degli stessi credenti, perchè la Chiesa tutta è stata investita, al suo interno, da una bufera senza precedenti e tutte le bufere possono anche essere positive solo se fanno cadere rami secchi (. . . e ce ne sono tanti) e questa caduta permette poi alle nuove gemme di rifiorire per rinvigorire nelle comunità il profumo delle Beatitudini, proclamate da Gesù sul Monte (Mt.5,1-12). Però questa bufera ha scatenato la Paura. Si sente in giro un linguaggio a volte agghiacciante sulla bocca dei cristiani,che non avremmo pensato mai di sentire neppure dai Vertici della nostra Chiesa istituzionalizzata. Si sente parlare che è urgente in Essa la “tolleranza zero” e che ” i valori non sono negoziabili” ed è necessario “la disciplina e la penitenza” per cui va usato “il bastone per il gregge”. Questo linguaggio non appartiene al Vangelo di Gesù, dove il Padre lascia le novantanove pecore,pie, buone e devote e va in cerca di quella smarrita, senza prenderla nè a bastonate, nè a calci nel sedere,ma se la pone sulle spalle e sul petto,cominicandole così la sua forza e la sua predilezione. Non si può nella Chiesa dare, agli eventi, risposte dettate dalla Paura, in difesa solo dei propri privilegi o interessi clericali. No! C’è bisogno solo del Coraggio del Vangelo in una Chiesa in Uscita. . . che sappia accogliere nel proprio “Grembo Generativo” quella linfa vitale che il Cristo ci ha donato sul Golgota,quando ci ha trasmesso il suo Spirito. Lo stesso Gesù, avvicinandosi la Sua Ora, l’ora cioè della Coerenza e della Fedeltà al Mandato ricevuto dal Padre nell’Incarnazione, disse ai suoi: << Coraggio, IO ho vinto il mondo! (Gv.16,33)>>. Questo Coraggio trasmesso alla sua Chiesa, ci libera dalla Paura e ci dona tanta ma tanta serenità! Gesù aveva anche detto ai suoi discepoli : << Come il Padre ha amato Me,così anch’IO ho amato Voi. Rimanete nel mio Amore,perchè la mia Gioia sia in Voi e la vostra Gioia sia Piena ((Gv.15,9-14) >>. Gesù sottolinea << quella mia sia in voi>> e << la vostra gioia sia piena>>. La gioia nel linguaggio ebraico significa festa,festività, banchetto nuziale. Non quindi un sentimento interiore che uno sente ma una necessità impellente di manifestazione esteriore di parole e gesti verso gli altri. La felicità consista proprio in quello che diamo e non in quello che riceviamo (At.20,35b). Pertanto la gioia di sentirsi amati dal Padre conduce i credenti, come Gesù, a mettersi il Grembiule del servizio,non per essere solo Stazione di Servizio,ma Memoriale eucaristico per operare con tutti alla costruzione della Civiltà dell’amore. Si entra in un dinamismo crescente e traboccante di condivisione e contagio. Più si trasmette amore agli altri e più si permette al Padre una comunicazione di amore senza fine,per cui Gesù ci assicura che << la mia gioia>>> diventa <<la vostra gioia e GIOIA PIENA>>.
Corigliano Rossano,06 novembre 2018, festa di San Leonardo. FRANCO PALMISANO