Non sarà l’assolato Caribe di Gabriel Garcia Marquez ma, certo , nel tempo del coronavirus la nostra città ha del realismo magico. L’incipiente primavera la rende ruffiana e seducente. Da tempo non sentivo i rumori della natura. Il cinguettio degli uccelli, il guaito dei cani, il vibrare delle foglie e voci in lontananza. Lo so, ne avremmo fatto volentieri a meno. Non è così che volevamo riappropriarci di questi umori ancestrali.
Non è così che avremmo voluto comprendere la libidine della libertà, di quanto siamo fortunati senza saperlo, di quante cose diamo per scontato ( e che scontato non sono affatto ).
Siamo sconcertati, disorientati e, per la prima volta “sconnessi”. Non per mancanza di “campo”, di linea, di credito, di giga, ma per deficienza ( come dicono coloro che parlano bene) di background o più semplicemente “storia”, esperienza, passato vissuto.
Salutarsi timidamente a distanza come appestati, miraggi di ectoplasmi mascherati ( è lui o non è lui ), non è facile, antropologicamente, per un popolo mediterraneo abituato a baci ed abbracci, a far parlare il corpo più che la voce, a modificare abitudini. A volerla proprio tirare, per la serie non tutti i mali vengono per nuocere, esistono persone che amano la solitudine e la tranquillità, ben felici di avere un alibi per evitare rompicoglioni e imbecilli, categoria, quest’ultima, trasversale,realmente inestinguibile. Nelle loro varie mutazioni assumono diverse identità. Oggi appaiono come veri e propri “untori”, assoluti propalatori di fake news ( come dite voi in Italia ? Divulgatori di cazzate ). Fateci caso: sono sempre un passettino più avanti; puoi essere in possesso dello scibile umano, loro sanno sempre qualcosa che tu non sai. In barba a qualsiasi organo istituzionale, pescano nel torbido ed “impastano” che è un piacere. In questi drammatici frangenti danno il massimo : dal terrapiattismo, alle scie gassose, dai rimedi miracolosi ( a base di acqua calda e urina della nonna ), alle tesi complottistiche. Loro sanno , conoscono e vedono tutto. Maledetti “social”! Umberto Eco, del resto, l’aveva anticipato . «I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli». Sempre pronti ad inquinare, a discettare sui massimi sistemi a prescindere se in possesso di master o di diplomi della scuola elettra di Torino. In questo senso un “Dagli all’untore” gioverebbe.
Non sarebbe male dare un’occhiata all’Ecclesiaste : “Per ogni cosa c’è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo…….un tempo per tacere e un tempo per parlare.”
Occorre, allora “rimodularsi” resettarsi. Approfittiamone ! La Storia ci insegna che dopo un periodo “buio” ( guerre, epidemie, disastri naturali..ecc) c’è sempre una rinascita, una palingenesi, Muore il vecchio, appare il nuovo, basta saperne cogliere i segnali e le potenzialità. Forse andavamo troppo veloci ( edonismo, materialismo, menefreghismo, individualismo, perdita di “senso”); arrivano segnali “forti” che ci ricordano che non siamo “dei”; non è “dio” la scienza, non lo è la tecnologia. Ci ricordano la nostra fragilità, la nostra arroganza, il nostro egoismo, per dirla con il poeta :” Piccolo atomo sperduto dell’Universo, è resa oscura dalla crudeltà degli uomini e dalla presenza del Male”
Riscopriamo la bellezza della prossimità in famiglia, mettiamo in quarantena il nostro “ego”. E guardiamoci dentro ..Forse è questa la nostra paura più grande.
Grazie