Ci risiamo. E’ iniziato e si è concluso l’ennesimo assalto alla poltrona . Con maggiore furore e astio delle altre volte, tenuto conto della sforbiciata e del dimagrimento di circa il 30% dei parlamentari.
La riforma costituzionale varata nel 2020 ha infatti ridotto dai 630 ai 400 il numero dei deputati e da 315 a 200 quello dei senatori eletti, ai quali si aggiungeranno i cinque senatori a vita. Una situazione inedita che ha lasciato intruppati e galoppini non più adatti alla bisogna e necessariamente sacrificati dalle Segreterie, con animo astioso e dantescamente in pianto e stridore di denti.
A parte il fatto che, per me, la potatura è ancora insufficiente , ci sarebbe da gioire per i tanti pollastri trombati in avvio. Deficere, in questo caso, è sempre meglio che abundare .
Ma tu guarda, penserà l’ingenuo elettore, come si danno da fare, come amano la Nazione , quali nobili intenti e spinte ideali muovono questi impavidi eroi delle poltrone dell’Urbe. Che voglia matta hanno di mettere le cose a posto e contribuire al Bene Comune.
Vanno, vengono, ritornano. Certe volte sono bianche,e corrono,e prendono la forma dell’airone o della pecora, o di qualche altra bestia. Direbbe la poetessa Merini.
Già, questo però raccontiamolo nel libro Cuore
La realtà che ci ritroviamo è meno poetica. Siamo immersi nell’ennesimo pantano ipocrita e individualista con alto tasso di litigiosità e di profonde divisioni.
Più che di Bene comune, che dovrebbe essere il principio fondamentale dell’agire politico, i “nostri “pasciano da sempre, con deliziosa competenza , geneticamente predisposti verso un Bene che di comune ha poco o niente essendo familistico, parentale e spartitorio. Altri riducono il Bene comune a merce di scambio, all’insegna di ciò che più alletta: ne deriva in molti una sensazione di disgusto verso gli scenari della politica, che diventa tentazione di disimpegno e di qualunquismo, di protesta o di cedimento a facili seduzioni.
Scriveva un secolo fa un certo don Sturzo “A tutti gli uomini liberi e forti, che in questa grave ora sentono alto il dovere di cooperare ai fini superiori della Patria, senza pregiudizi né preconcetti, facciamo appello perché uniti insieme propugnino nella loro interezza gli ideali di giustizia e libertà”!
Per la cronaca, e lo dico ai nostri potenziali eletti diversamente acculturati, uso a scoppiettanti esordi oratori tipo Sarò breve e circonciso o propensi a rivelazioni sorprendenti come l’esistenza di un tunnel tra il Cern di Ginevra e il Gran Sasso alla cui realizzazione il governo italiano ha partecipato con ben 45 milioni , che don Sturzo non è un capobastone latitante in Aspromonte.
Di cosa abbiamo bisogno lo sanno tutti.
Di una classe politica intelligente e generosamente interessata alla vita e alla promozione della “polis”, con una cultura di qualità e una ricerca scientifico- tecnologica valida e solida. Al “Bene comune” concorrono in maniera decisa anche i valori, l’onestà, l’eticità, la bontà e la religiosità di un popolo e dei suoi cittadini.
Uomini e donne disposti a pagare per la verità, pronti a non cedere al compromesso, decisi nel rifiutare la menzogna e il vantaggio egoistico: in una parola, disposti a misurarsi costantemente col giudizio morale sulla storia e sulle singole vicende umane.
Condizione indispensabile di un autentico impegno al servizio del Bene comune sarà, allora, l’essere disinteressati, non attaccati al denaro e al potere: «Chi è troppo attaccato al denaro – scriveva ancora don Sturzo – non faccia l’uomo politico né aspiri a posti di governo. L’amore del denaro lo condurrà a mancare gravemente ai propri doveri».
Scusatemi, sto leggendo dal “Libro dei sogni”.