Se è vero che al Sud la passione calcistica è sempre ben presente nei cuori e nelle anime della gente, è altrettanto vero che il calcio meridionale spesso non è riuscito a imporsi nelle principali competizioni nazionali. Affermazione ancora più evidente se parliamo della Calabria, regione che a oggi è riuscita a portare in Serie A solo tre squadre.

Il Napoli, esempio per tutti

Nelle popolazioni del Sud Italia l’amore per il pallone non manca mai di essere esternato e vissuto con intensità. Lo dimostrano la quotidianità, i discorsi nei bar e nelle strade, il calore con cui si segue la propria squadra, l’attenzione per le scommesse sulle partite di calcio live, gli stadi con migliaia di persone anche nelle categorie minori. Eppure, in particolare negli ultimi lustri, abbiamo assistito a un assoluto dominio del Nord in termini di successi: dal 2001 in poi, oltre vent’anni consecutivi di scudetti vinti da Juventus (soprattutto), Inter e Milan, senza spazi per le altre. Una supremazia schiacciante interrotta, finalmente, la scorsa stagione, dal Napoli di Spalletti, in grado di dominare letteralmente il campionato, scatenando una festa illimitata che ha coinvolto il capoluogo partenopeo, allargandosi però un po’ a tutto il Sud Italia.

Il trionfo del Napoli può infatti essere visto come un esempio di oculatezza nella gestione societaria, nella capacità di trovare clamorosi talenti a prezzo ancora contenuto, nell’abilità con cui costruire una rosa ideale per i bisogni dell’allenatore. Al contempo, il successo di Osimhen e compagni può regalare una speranza a tutta la gente del Sud, reduce da annate spesso disastrose in cui alcune delle squadre più seguite hanno vissuto e fatto vivere tormenti di ogni genere, tra retrocessioni sul campo, disastri economici, fallimenti, ripescaggi e obbligo di ripartire praticamente da zero (pensiamo al Palermo, esempio eclatante ma non certo unico).

In posizione defilata

In questo panorama, la Calabria, sia in passato che in tempi recenti, è sempre rimasta in una posizione piuttosto marginale, per una serie di fattori legati alla mancanza di mezzi e ad altre dinamiche ambientali e sociali. È sorprendente scoprire che solamente tre squadre calabre hanno messo piede in Serie A: i giallorossi del Catanzaro, per la prima volta nel 1971 e poi in altre sei occasioni, conquistando anche un paio di piazzamenti di rilievo (un settimo e un ottavo posto); la Reggina, per nove stagioni a partire dal 1998; il Crotone, in tre campionati tutti racchiusi in questi ultimi anni.

Ci sono state stagioni in cui, a parte le classiche big, Roma, Lazio e appunto Napoli, e presenze piuttosto costanti come quella del Cagliari, il Sud sembrava davvero sparito dal calcio che conta. Le cose per fortuna sono poi parzialmente cambiate, anche grazie alle apparizioni in Serie A di compagini come Salernitana, Benevento e Frosinone.

Crotone a parte, è mancato però l’apporto calabrese: davvero un peccato, proprio perché il calore e la costanza dei tifosi meriterebbero di poter finalmente calcare anche i palcoscenici più rinomati, sfidando le metropoli del Nord a caccia di qualche soddisfazione. Per far sì che ciò accada sarebbe necessario investire a fondo sulle strutture, sul settore giovanile, e trovare qualche imprenditore che voglia seriamente prendere per mano un team calabrese con un progetto solido a medio lunga scadenza.

Al momento ciò appare come un sogno di difficile realizzazione, a maggior ragione visti i problemi che hanno coinvolto una squadra gloriosa come la Reggina, vicina lo scorso anno a una nuova promozione in A salvo poi essere travolta da esclusioni, tribunali e ricorsi. La speranza è che comunque al più presto anche la Calabria torni a respirare il profumo del grande calcio.

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