Nell’approssimarsi della Domenica in Laetare la Chiesa di Rossano Cariati ha vissuto un’emozionante momento di fede all’interno della “comunità parrocchiale” della Casa di Reclusione di Rossano,

così come la ama definire lo stesso Padre Arcivescovo Mons. Aloise, con il Pio esercizio della Via Crucis assieme a tutti coloro i quali questa “parrocchia speciale” la vivono nelle contorte trame della quotidianità. La cappella del Padre Misericordioso del carcere ha così accolto tutti questi fedeli che in un clima di raccoglimento, intriso da tanta emozione, hanno ripercorso la Via dolorosa aiutati da testi del Vangelo scelti e commentati da riflessioni scritte a più mani, raccolte dal cappellano dell’istituto don Clemente Caruso, frutto della riflessione da parte delle varie componenti operanti nel reclusorio. Tra questi il direttore, alcuni uomini della Polizia Penitenziaria, funzionari dell’area amministrativa e trattamentale, professori dell’Iti, volontari e detenuti, che si sono messi in gioco per contribuire, attraverso la loro riflessione, ad una proposta di cammino di speranza in un luogo in cui spesso essa manca o si fa difficoltà a scorgerla. Il cappellano nei saluti rivolti a nome personale e di tutte le componenti interne al penitenziario, ha sottolineato quanto il carcere sia un luogo teologico che forse più di altri parla di Dio ed attraverso il quale il Dio della Misericordia parla al cuore dell’uomo e soprattutto di come sia significativa la presenza illuminante del Suo pastore in momenti delicati come lo è quello attuale per questa comunità. La Via Crucis è stata vissuta in un clima di silenzio contemplativo, animato dalla presenza dei giovani del servizio diocesano di pastorale giovanile. La preghiera si è conclusa con la riflessione di S. E. l’Arcivescovo Mons. Maurizio Aloise che ha manifestato il suo apprezzamento per il lavoro svolto nella realizzazione dei testi, a partire dai quali ha voluto consegnare alcune significative riflessioni. “L’obbedienza di Gesù al Padre, ha detto il Vescovo, spesso diventa eco della nostra disobbedienza a Dio. E’ necessario acquisire la consapevolezza, così come qualcuno dei detenuti ha scritto in uno dei testi, che nonostante la giusta condanna alla pena da espiare per gli ingiusti delitti c’è un Dio ingiustamente condannato che diventa via e strumento di liberazione”. Simbolicamente, tutti i sentimenti vissuti nel corso della giornata, sono stati scritti su più fogli, che sono raccolti e affissi sulla croce realizzata a mano dagli stessi detenuti e utilizzata per la Via Crucis.

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