In questi momenti così difficili plasticamente compendiati soprattutto nelle meste immagini della povertà estrema in cui versano molte persone la reazione minima e’ l’indignazione. Se a ciò si aggiungono i privilegi di un manipolo sempre più ampio di soggetti (politici, ex politici trombati e burocrati organici alla “casta”) che locupleta rendite parassitarie percependo immeritati stipendi e laute pensioni di svariati milioni annui, all’indignazione subentra la rabbia e la voglia di reagire.
Una reazione alla malapolitica e alla corruzione, unici fattori responsabili del disastro italiano che occorre da subito estirpare se non vogliamo fare precipitare il Paese nel baratro del caos e della guerra civile. I danni di questa deriva non si contano ed hanno nefasta incidenza sull’intero assetto economico e sociale della nazione. In Calabria ed in specie nella nostra area, la crisi indotta dalla corruzione dei rami alti della malapolitica fa il paio con la insignificanza del ceto politico nostrano costituito per lo più da una variegata fauna parassitaria totalmente incompetente, arruffona e del tutto asservita a capi e men che mai interessata in battaglie per il cambiamento. Di qui lo sgomento, la delusione ed il diffuso senso di impotenza di essere cittadini di uno Stato solo sulla carta democratico ma in realtà da tempo imperniato su basi autoritarie ad esclusivo vantaggio degli interessi dei pochi privilegiati e percio’ impermeabile alle istanze dei molti che sempre più numerosi vivono nella più totale privazione di ogni diritto di cittadinanza.
L’impressione che si ricava e’ quella di essere tornati indietro di centinaia di anni quando la politica era di appannaggio del sovrano che insieme ai feudatari decideva sul destino delle persone e di intere Comunità. Oggi si sta assistendo, sia pure in mutate e più suadenti forme, allo stesso fenomeno: la politica privata della partecipazione popolare e la conseguente attività di governo slegata dal circuito democratico del quale dovrebbe essere garante il Parlamento. Il nodo e’ tutto qui: la politica, quella vera, e’ da anni la grande assente nel nostro Paese e di piu’ nella nostra Calabria. Da noi i guasti di questo sistema hanno prodotto danni ancora più devastanti, basti pensare allo stato pietoso in cui versano rilevanti e primari servizi sul territorio (infrastrutture, giustizia, scuola per citare i più rilevanti) per rendersi conto della incapacità ed insignificanza dei nostri rappresentanti al Parlamento nazionale che in quanto cooptati e non eletti hanno un peso specifico prossimo allo zero nelle decisioni che contano. Lo stesso schema vale per i rappresentanti eletti negli organi assembleari delle autonomie territoriali. Anche qui, stando a quanto risulta dagli atti ufficiali dei Consigli, emerge una desolante totale inerzia di questi non solo nella iniziativa legislativa ma anche in termini di proposte e contributi al complessivo dibattito politico. Del resto non occorre particolare sforzo per dimostrare la tesi su esposta, basta guardate all’operato dell’unico consigliere di maggioranza eletto in questa zona per convenire sulla sostanziale inutilità di simili rappresentanze. Non è certo un caso che proprio in coincidenza del suo mandato questa area ha subito con allucinante sequenza ferite a dir poco mortali. Dal disastroso smantellamento della sanità con l’ospedale di Rossano ridotto si è no a struttura da terzo mondo (e non si venga a riproporre il solito ritornello del piano di rientro che in altri territori, Acri ad esempio, per non parlare di Castrovilliari, ha invece garantito ampi recuperi di efficienza e funzionalità a vantaggio dei cittadini), alla pessima politica dei rifiuti (Rossano ridotta come Napoli a pattumiera del sud e non solo),ai trasporti, alle politiche per lo sviluppo e l’occupazione con la mancata inclusione del nostro territorio in significative progettualità dei fondi strutturali europei con utilizzo delle relative risorse, per finire alla chiusura del Tribunale,laddove l’inadeguatezza e marginalità di questo consigliere in regione e più in generale in un contesto politico più vasto e’stata a dir poco imbarazzante. L’elenco potrebbe ancora continuare ma credo che gli elementi offerti siano di per se’sufficienti per una intelligente riflessione della pubblica opinione perché all’errore della elezione non si aggiunga in uno, speriamo più che imminente futuro, quello irrimediabile di mantenere a galla e sulle nostre spalle personaggi di tal fatta la qual cosa aggiungerebbe al danno la beffa.
Natale Graziano – Autonomia e Diritti