Nel frattempo la strada per la discarica frana.
Sono passati ormai più di tre mesi da quando è stato lanciato un allarme grave ed importante: nella discarica pubblica di Bucita sono stati abbancati almeno 60mila metri cubi di rifiuti di natura sconosciuta.

Abbiamo incontrato il Sindaco Antoniotti e l’amministrazione comunale a metà ottobre ed abbiamo spiegato dettagliatamente, documenti alla mano, non solo che esiste un grave problema sanitario ed ambientale, ma che lo smaltimento abusivo ha implicato, di fatto, una truffa nei confronti della pubblica amministrazione. Come se non bastasse abbiamo protocollato una relazione specifica ed una formale richiesta di discussione in consiglio comunale su questa vicenda, perchè riteniamo che il Consiglio, il quale rappresenta i cittadini della nostra città, debba assumere una posizione chiara sulla questione.

La risposta dell’Amministrazione Comunale è stata il nulla assoluto.

Si tratta di un silenzio gravissimo che, ancora una volta, a differenza di quanto scritto ripetutamente in note stampa vuote e di facciata, testimonia una distanza abissale tra l’amministrazione comunale e la vita reale del territorio e dei cittadini, distanza che non viene ridotta neanche di fronte ad un fatto inaudito che potrebbe avere avuto in questi anni ripercussioni non indifferenti.

Il Sindaco, come autorità sanitaria del territorio, ha il dovere di utilizzare ogni mezzo a propria disposizione per andare a fondo sulla natura e la provenienza di questi rifiuti ed avviare immediatamente la messa in sicurezza dell’area. Se il sindaco e l’amministrazione non hanno il coraggio di andare a ricercare la verità su questa vicenda, perché non fanno esprimere la massima espressione democratica della città, cioè il Consiglio Comunale? Possibile che le istituzioni trovino il tempo per fare campagna elettorale a compagni e compagnucci, per regolamenti di conti interni ai partiti, per sfilate e passerelle, e non trovino il tempo fare il proprio dovere ed occuparsi della tutela sanitaria delle comunità?

La verità è che intorno al ciclo dei rifiuti in Calabria vige un muro di omertà che tenta di nascondere misfatti, interessi privati (quasi mai legali) e responsabilità istituzionali a tutti i livelli. Tale sistema di potere ha accompagnato e continua ad accompagnare la vita degli impianti di smaltimento dall’inizio alla fine, producendo iter autorizzativi scandalosi, gestioni fosche e bonifiche immaginarie.

Gli esempi lampanti sono, purtroppo, sotto i nostri piedi. Se così non fosse, perché la discarica di Olivellosa e la discarica pubblica di Bucita, sequestrata per disastro ambientale, non sono state ancora messe in sicurezza e bonificate? Perché a Bucita, in un’area archeologica con reperti dell’età del ferro ed a pochi metri da coltivazioni biologiche ed impianti turistici, sono stati autorizzati un impianto di trattamento rifiuti e ben due discariche, una pubblica ed una privata?

Il ponte e la strada che permettono ai mezzi pesanti di attraversare il Torrente Coserie e giungere alle discariche sono stati autorizzati e costruiti in pochi giorni, alla faccia dei tempi di risposta biblici della pubblica amministrazione calabrese, ma evidentemente quel ponte non serviva ai cittadini ma ad “utenti” ben più influenti. Oggi su quella strada è comparso, dalla sera alla mattina, un vero e proprio buco profondo più di un metro, ed anche su questo permane il silenzio.

Tutte le istituzioni pubbliche, dall’amministrazione comunale alla prefettura, sono state informate delle anomalie riscontrate nella discarica di Bucita, anomalie che richiedono interventi indilazionabili a partire dal piano di caratterizzazione e messa in sicurezza dell’area. Il silenzio e l’immobilità registrati fino a questo momento non sono soltanto incomprensibili ed inaccettabili, ma suscitano una grave e pericolosa sensazione di impunibilità. Ci auguriamo ancora una volta che tale sensazione lasci il posto ad atti istituzionali e politici concreti.

Comitato in Difesa di Bucita e del Territorio