Verità, null’altro che la verità. Se, come sostiene il senatore Enrico Buemi – un piemontese da sempre vicino alle sorti del Tribunale di Rossano, molto più della deputazione calabrese – che sono state prodotte “carte false” per sopprimere lo storico presidio di giustizia, «è giusto che si apra un’inchiesta che stabilisca la verità».
Ne è convinto il Gruppo di Azione per la Verità sul Tribunale di Rossano che ieri mattina ha manifestato a Roma.
Qualche centinaia di dimostranti, fra cittadini, sindaci del territorio, avvocati ed ex dipendenti del tribunale di Rossano hanno raggiunto la Capitale e piazza Indipendenza, sede del Consiglio superiore della magistratura, semplicemente per «chiedere giustizia».
L’iniziativa, lanciata ed intrapresa dal Gruppo di Azione per la Verità sul Tribunale di Rossano, che di certo potrebbe fare i paio col sempre più crescente malumore per tutti quei diritti inviolabili e costituzionalmente garantiti ma scippati quotidianamente alla Piana di Sibari, ha il solo scopo di chiedere «chiarezza».
Fischietti, striscioni, volantini, slogan e cori da stadio per far sentire le proprie ragioni, sensibilizzare sulla questione e chiedere una commissione d’inchiesta che faccia luce sui motivi della soppressione, i manifestanti giunti a Roma da Rossano e da tutto il circondario hanno fatto sentire la loro presenza. A tal punto da essere ricevuti – una delegazione di questi – dal vice presidente del Csm, Giovanni Legnini e poi a Palazzo Madama anche dal senatore Enrico Buemi (e quelli calabresi?) mentre il corteo concludeva la sua attività a Montecitorio.
«Abbiamo posto le nostre richieste – afferma Dora Mauro, uno dei referente del Gruppo d’Azione – sia al vice presidente del Csm che al senatore Buemi quando siamo stati ricevuti al Senato. Per noi questa manifestazione rappresenta il punto di partenza, che è già un gran risultato. Continueremo su questa strada fin quando non sarà fatta piena luce sulle motivazioni che hanno indotto a chiudere il Tribunale di Rossano, che era in possesso di tutti i criteri oggettivi per non essere soppresso, come li avevano, d’altronde, gli altri palazzi di giustizia calabresi in predicato di essere chiusi. A parità di situazioni, ed anzi Rossano era quello messo peggio relativamente alle distanze – si chiede e chiede l’avvocato Mauro – perché chiudere quello di Rossano?»
«Abbiamo anche scritto una lettera al Presidente della Repubblica – ha aggiunto – chiedendo di nominare una commissione d’inchiesta perché vogliamo capire quali sono le ragioni che hanno portato alla chiusura del tribunale di Rossano, che ha tutte le carte in regola, le aveva e le ha tuttora, per rimanere ancora in vita».
Il Gruppo d’Azione non si fermerà qui, come accennato da Dora Mauro, continuerà la battaglia nell’auspicio di trovare una sponda nei parlamentari calabresi, mai troppo «vicini» a questo territorio.
Luca Latella