Il prof. Fabio Menin, senza qualificazione ulteriore alcuna ed evidentemente a titolo personale, interviene sui problemi del territorio e, segnatamente, sulle presunte intenzioni “edificatorie speculative” di quanti partecipano alla competizione elettorale amministrativa. Egli, invero, fa un po’ di confusione sulla strumentazione tecnica, la declina in maniera impropria e le attribuisce improbabili finalità: e questo per un semplice cittadino ci può stare, salvo il dovere di informarsi meglio allorché si assumono posizioni che si rendono pubbliche.
Ma la disinformazione è totale diventa pregiudizio, quando pretende di attribuire ai contendenti ed in particolare al candidato sindaco Stefano Mascaro e alle forze che lo sostengono propensione speculative in campo edilizio, con espressioni al limite della volgarità e linguaggio di altri tempi.
Il prof. Menin, che in questo caso non ha veramente nulla da insegnare, ignora che sulla questione del Piano Strutturale (e non di sviluppo) associato, la posizione del candidato Sindaco Mascaro e delle liste che lo sostengono è esattamente orientata in senso opposto a quanto egli sostiene.
Il lavoro fin qui svolto dall’equipe di tecnici, sulla scorta degli avvenimenti degli organi politici dei Comuni ed all’esito delle occasioni di ascolto pubblico prescritti dalla normativa ed effettivamente svoltesi (cui evidentemente il nostro paladino non ha partecipato) dovrà essere sottoposto a verifica relativamente alla compatibilità: a) con il progetto di fusione dei Comuni di Rossano e Corigliano; b) con la necessita della conservazione e preservazione del territorio, da mettere in sicurezza dal punto di vista idro-geologico, anche alla luce degli eventi calamitosi più recenti.
In attesa di valutare l’impatto della nuova legge urbanistica regionale, peraltro criticata da subito ed impugnata dal governo nazionale innanzi alla Corte Costituzionale.
L’esistenza di aree ancora edificabili in base al vecchio PRG (lottizzazioni approvate e convenzionale) e la crisi economica che comprime la domanda di mercato, consente di poter praticare – almeno per un certo numero di anni – l’opzione di zero volumi di nuova edificazione ed il ricorso a strumenti di pianificazione particolareggiata rivolti al recupero ed al riuso dell’esistente.
Altro che “speculazione edile”.