Accogliere con rispetto i migranti ricordando la nostra cultura ed i nostri valori
Dopo il terribile attacco terroristico del 2001 alle Torri Gemelle il mondo ha iniziato a parlare per la prima volta in modo diffuso di sicurezza, un diritto fondamentale che diventa così la base delle nostre libertà. Sicurezza, che ogni giorno si confronta con l’importante flusso migratorio a cui è soggetta la nostra nazione e con le paure dei residenti che si trovano dibattuti tra l’accoglienza ed il timore di ciò che appare diverso per cultura e colore della pelle.
Proprio di questo si è parlato nel convegno organizzato dalla Fidapa Rossano, intitolato “Sicurezza e accoglienza, quale conciliazione?”. Il dibattito tenutosi, sabato sorso 16 aprile, nella sala rossa di palazzo San Bernadino, ha ospitato le relazioni di illustri e qualificati relatori. Dopo l’intervento introduttivo della presidente di sezione Fidapa Rossano, Silvana SCARNATI, moderati dalla giornalista Stefania SCHIAVELLI, è intervenuto Il professore Giampiero CALABRO’. L’ordinario di Filosofia del diritto all’Università della Calabria, Calabrò, ricordando la massima di Montesquieu “Se si vuole essere liberi, bisogna essere sicuri”, ha posto l’accento sulla necessità di regolamentare l’immigrazione. L’immigrato va compreso e difeso, ma allo stesso tempo va tutelata la nostra cultura. Quando si accoglie serve la certezza dei valori della comunità ospitante, che non devono essere messi in secondo piano, ma anzi difesi e fatti rispettare anche da chi è ospite nel nostro Stato.
Sicurezza ed accoglienza, sono stati il filo conduttore anche dell’intervento di Giuseppe CARRA’, direttore della casa di Reclusione di Rossano. Raccontando la sua esperienza diretta nel carcere di Rossano, dove in una sezione speciale sono reclusi alcuni terroristi islamici, Carrà ha affermato: “Serve un confronto costruttivo. Ci vuole autocontrollo quando si ha a che fare con queste persone, però con il dialogo si è riusciti, in alcuni casi, a fargli capire che avevano sbagliato”
In prima linea sul fronte dell’accoglienza cristiana la Caritas. Don Pino STRAFACE, direttore della Caritas diocesana, ha fatto il punto dei progetti e delle iniziative messe in atto dalla chiesa. Sulla scia dell’invito di Papa Francesco ad aprire le porte delle parrocchie e delle famiglie agli immigrati in cerca d’aiuto, la chiesa ha messo in atto il progetto “Rifugiato a casa mia” per cui una famiglia che desidera accogliere un rifugiato politico viene così inserita in un progetto di formazione a cura della Caritas. Oppure il “Progetto Presidio” per prevenire e combattere gli abusi e gli sfruttamenti sul lavoro, e non solo, a cui sono soggetti gli immigrati.