Ho assistito in televisione ad uno scontro tra due pilastri del mondo scientifico italiano Enzo Boschi , per tanti anni direttore del maggior istituto italiani di studi sismici, e Fucsas, grande architetto. I due hanno espresso un’opinione completamente opposta sul futuro delle zone terremotate. Il primo dice che andare a costruire esattamente nei luoghi dove tutti i paesi sono crollati, ad esempio sui cucuzzoli delle montagne che amplificano i terremoti è oltre che sconsiderato, impossibile.

Il secondo, invece dice che usando le tecniche opportune con rinforzi e materiali assorbenti si può ricostruire anche negli stessi luoghi dove il terremoto ha lasciato solo macerie. Chi ha ragione tra i due? Nello scontro tra queste due visioni ci sta anche il punto di vista completamente diverso tra uno studioso della natura e un architetto studioso delle tecniche edilizie. Io mi schiero da subito per il primo perché: è la filosofia che sta alla base dei due ragionamenti che è profondamente diversa. Il primo dice che bisogna prendere esempio da ciò che la natura ci vuole dire e imparare da essa per non commettere errori fatali; il secondo invece sostiene che la natura comunque si può controllare. Affermazione che mi sembra un po’ presuntuosa. Vorrei fare un esempio che si studia nelle scuole: esiste un luogo che è tra i più sismici del mondo sulle montagne delle Ande nell’America Latina, ed esposto a continui venti e tempeste tropicali che ha resistito a terremoti assai più violenti dei nostri ed è stato costruito dagli Inca, un antico popolo sudamericano. E’ la città di Machu Picchu. Che cosa è successo lì: a 2500 metri di altezza su una montagna a picco, questo popolo nel periodo del nostro rinascimento ha costruito una città di pietra con i muri fatti di grosse pietre legate le une alle altre da incavature, ma che hanno per fondamenta la montagna stessa. La roccia della montagna è il fondamento su cui è stata costruita la città. Inoltre attraverso un sistema di terrazze e canali l’acqua che scorre copiosa sulle montagne non danneggia le strutture perché scivola via. Quando ci sono terremoti, le pietre ( che stanno al posto dei nostri mattoni) si stringono tra di loro, anziché allontanarsi e rompersi e l’edificio si rinforza. Questo gioiello costruito da mano umana si basa su un concetto molto semplice: studiamo la natura e costruiamo prendendo spunto da essa, cioè non ci opponiamo ad essa, ma sfruttiamo le sue forze e le sue compatibilità per costruire. La città di Machu Picchu in sostanza è un prolungamento della roccia naturale e continua ad esistere e resistere benissimo a terremoti fino all’8 grado della scala richter, Le Ande, infatti sono una delle zone più pericolose al mondo, perché si trovano proprio sul confine tra due grandi zolle continentali in attrito fra di loro, così come l’Italia.. Ora tornando all’Italia, il presidente del consiglio in questi giorni continua a ripetere ricostruiremo i borghi e le chiese distrutte negli stessi luoghi. Questa è una frase che infonde fiducia e può essere accettabile pronunciarla una volta, ma sarebbe stupido investire miliardi in luoghi dove l’esperienza ha già dimostrato che il terremoto non perdona. Esiste un criterio che i geologi conoscono benissimo che si chiama zonazione microsismica che analizza tutti i terreni di una zona e stabilisce quale risponde meglio al terremoto, cioè quale attutisce le onde sismiche e quale invece le aumenta. Che senso ha ignorare questi studi e promettere alle persone ciò che nella realtà è molto difficile che trovi piena realizzazione anche nei tempi lunghi di dieci anni. Ma facciamoci una semplice domanda. ma voi ricostruireste una casa dove sapete già in anticipo che è una zona che aumenta le scosse sismiche? Io credo che nessuno cha abbia buon senso, e nemmeno l’architetto Fucsas lo farebbe. Allora aiutiamo sì a rinascere i paesi , ma usiamo l’intelligenza e la cultura prima di fare nuovi errori. Anche le chiese una volta che ci sono i dati artistici e scientifici su come sono fatte esattamente si possono ricostruire in maniera antisismica, come dice Fucsas, giustamente, ma come base scegliamo i terreni più sicuri. Applichiamo questo ragionamento alla nostra città: il piano edilizio di Rossano ha una zonazione microsismica come base tecnica? No, nessuno ha fatto queste prove, allora siccome sappiamo, purtroppo che prima o poi il terremoto arriverà anche qui, per le ragioni che abbiamo già spiegato, attrezziamoci. Dalle prove sui terreni emergerà che alcune zone sono più a rischio, altre meno. Allora sarà necessario rinforzare le case e le strutture delle prime come priorità per chi vi abita( quindi informare i proprietari delle case più a rischio) e per le altre si potrà intervenire subito solo in caso di edifici costruiti male sin dall’inizio. Questo mi sembra un criterio moderno e logico che vale per Rossano, la Calabria , ma che vale anche per i luoghi disastrati dell’Italia centrale. Ricostruire in zone molto pericolose non può essere il criterio principale, bisogna che rimanga un’eccezione. In sostanza non ci si mette a sfidare la natura, bisogna conoscerla , rispettarla e prenderne esempio semmai, ma guai a sfidarla per principio, perché altrimenti si commette un errore culturale terribile che si chiama presunzione. Naturalmente se mettiamo i cuscinetti d’acqua o d’aria sotto tutte le case e le fondamenta,( com’è stato fatto nei grattacieli di Los Angeles) allora certamente i nostri edifici riceveranno una minima parte dell’energia di un terremoto e quindi resisteranno molto meglio. Ma quanto costerebbe realmente parlando fare un’operazione del genere per 200.000 case , quante sono quelle distrutte o danneggiate nell’Italia centrale? Allora la prudenza e la cultura in questo caso debbono essere il primo criterio, non il consenso politico che Renzi cerca ad ogni occasione, perché è fatto così, al di là del referendum. Il piano Italia per la messa in sicurezza degli abitati italiani, di cui finora si è solo parlato, dovrà vedere la luce col concorso non solo degli architetti, ma anche degli studiosi della natura, se vogliamo fare un vero passo in avanti duraturo. io la penso così. E questo al governo va detto con forza. Mi auguro che il governo prima di agire ascolti tutti.
prof. Fabio Menin