Attraverso il prezioso contributo della propria giovane socia Alessandra Caravia, studentessa della classe V°B AFM dell’Istituto Tecnico Commerciale “Alfredo Gradilone” di Rossano e vincitrice dell’ultimo concorso organizzato dal Movimento per la Vita Italiano, Vi offriamo una pubblica riflessione sulla Vita Umana in relazione alle tematiche di aborto e fine vita. Buona lettura.
“La mia vita si è esaurita, non mi offrirà più nulla di positivo, ho diritto a morire con l’aiuto di un medico di Stato”.È proprio intorno a questo concetto che diversi Stati esteri stanno mettendo a punto nuove leggi per riconoscere alle persone, il diritto al suicidio agevolato da un sanitario, qualora ritengano di aver “completato la loro vita”.
L’Olanda, insieme al Belgio, è stato il primo paese al mondo a legalizzare l’eutanasia nel 2002, ma limitata a pazienti con “emergenze terapeutiche”. Poi vi è stata inglobata l’insopportabile sofferenza psicologica, e anche la possibilità della richiesta, da parte di genitori nei confronti di neonati e bambini malati gravissimi o con handicap devastanti.Adesso però, in Olanda si pensa di andare oltre: la possibilità di ottenere il suicidio assistito anche da parte di coloro che, in salute, manifestino “la stanchezza del loro vivere”, l’inutilità di portare avanti un ciclo che loro stessi ritengono concluso.Il caso di Dj Fabo, il ragazzo che ha chiesto la dolce morte in Svizzera, non è isolato. Sono 45 le persone che dall’Italia, nell’ultimo anno e mezzo, hanno cercato informazioni sul suicidio assistito all’estero, e avendo tutti i requisiti, sono partite per non tornare mai più.Da quanto emerge sono i richiedenti a dover preparare la dipartita per conto proprio. Con dei costi alti che comprendono trasporto, agenzia funebre e cremazione.La procedura prevede che, stabilito il giorno della morte, il medico chieda al paziente di ripensarci, qualora il paziente sia convinto di voler continuare, il medico somministra un cocktail farmaceutico: nei primi 30 secondi la sostanza fa addormentare la persona. Nei successivi 5-7 minuti ci sarà un arresto cardiaco.Purtroppo, ancora una volta, ci troviamo davanti ad una tematica che sottolinea il malessere della nostra società. Una società egoista, speculativa, ottusa e auto commiserevole, dove si dimentica molto facilmente il ruolo e l’importanza della nostra esistenza.Sì è vero, la vita a volte non è buona e clemente, ma c’è sempre una soluzione, c’è sempre qualcosa che ci fa andare avanti; basta saper guardarsi intorno e crederci. Perché, ironia del caso, è solo la morte a non avere rimedio.L’aborto, l’eutanasia, il suicidio assistito, sono tutte questioni che si allacciano alla poca considerazione che l’uomo sembra avere della vita, un dono che come altri doni è stato strumentalizzato per il proprio interesse.La società deteriora. È impensabile come il ruolo del medico stia man mano scemando; colui che dovrebbe essere curatore di vita e malattie, diventa ora una sorta di omicida che, autorizzato da leggi malsane, prescrive farmaci letali.Perché morire di spontanea volontà? Perché non si ha la forza o il coraggio di andare avanti? Per codardia?Non fa niente se tutto diventa difficile e spesso impossibile da gestire, se i dolori fisici e psichici sono insopportabili o se la depressione ci spinge a pensare a drastiche decisioni, l’importanza e la bellezza della vita vanno oltre tutto ciò, e quello che conta è saper accettare le piccole cose, i piccoli momenti, continuare a sognare qualcosa di migliore e a sperare di sopravvivere un giorno in più. Perché la speranza è l’ultima a morire.
E come commenta il Papa su Twitter: “Difendere la vita umana, soprattutto quando è ferita dalla malattia, è un impegno d’amore che Dio affida ad ogni uomo”.
Alessandra CARAVIA – VB AFM