La Biblioteca Minnicelli è lieta di invitarvi all’incontro con Fabio Lo Bono, autore dell’opera “Popolo Infuga. Sicilia terra di accoglienza. L’esodo degli italiani del confine orientale a Termini Imerese”. L’evento si terrà oggi alle 18 presso la Biblioteca Minnicelli, in via Minnicelli, nel centro storico.
L’appuntamento di oggi pomeriggio alle 18 sarà condotto dalla giornalista Anna Minnicelli. Interverranno Franco Rizzo, Enrico Iemboli e Amerigo Minnicelli. Le letture saranno a cura di Renato Sturniolo.
«Il libro di Fabio Lo Bono – ha spiegato il direttore della Biblioteca, Ombretta Gazzola nell’annunciare l’evento – ha acceso i riflettori sulle lacune che esistevano su quanto è avvenuto tra il 1943 e il 1956 in Dalmazia e Istria quando il 90% della popolazione italiana venne obbligata ad esiliare condannandola ad essere esule e non profuga (come dice Paolo Lo Bono). L’opera è una seria, attenta e pregevole ricerca storica, dal taglio giornalistico che contraddistingue le grandi inchieste e i reportage. Le indicative microstorie che Lo Bono, chiama “ritratti” delle persone “ospiti” dell’ex Caserma La Masa a Termini Imerese, sono la prova del suo impegno nella ricerca della verità e ci aiutano a capire, citando Gesualdo Bufalino, che la solidarietà che c’è stata in Sicilia, “che ha avuto la sorte di ritrovarsi a far da cerniera nei secoli fra la grande cultura occidentale e le tentazioni del deserto e del sole, tra la ragione e la magia, le temperie del sentimento e le canicole della passione”, ci può ancora essere con la dovuta attenzione al contesto nel quale l’immigrazione si colloca».
Fabio Lo Bono, storico attento e studioso del Novecento, è responsabile amministrativo del Museo Civico “Baldassare Romano” di Termini Imerese e direttore culturale del Museo Etnoantropologico “ Giovanna Bellomo” di Montemaggiore Belsito.
«Conversare in un luogo come una biblioteca – ha specificato Ombretta Gazzola – non presuppone conversazioni definite a tavolino, né la costruzione degli ormai lontani salotti letterari in cui si parlava di tutto e del nulla, si passava dalle chiacchiere ai massimi sistemi, dell’arte e della vita, né la riproposizione di incontri con i soliti esperti che definiscono per tutti il mondo che ci circonda.Anche le conversazioni più private sono finite nei social, su Twitter, su Facebook, su Whatsapp, sono aperte a tutti; i social sono diventati luoghi di conversazione per le aziende, per i clienti, luoghi di relazioni pubbliche e private, ma in questo spazio sono diventate un luogo di mercato dove operano le aziende ormai trasformatesi in aziende social o aziende Invisibili; oppure sono finite nei talk show o reality- fondati sulle conversazioni falsamente spontanee, sonorità vuote e ad una dimensione; due aspetti di un fenomeno che ormai viene chiamato uno l’ aspetto liquido della conversazione, l’altro l’aspetto solido. In entrambi i casi liquido o solido, ci sono studi in cui si chiedono cosa interessa al compratore o al lettore oggi, di cosa ha bisogno. E, salutati gli esperti, si sostiene che sono le storie, i racconti che creano una comunità di lettori concentrati sul libro che “converge e contiene”. Il libro, che tiene l’attenzione e il punto, mentre il web allarga e sembra costruire una comunità, ispeziona, connette, ma sempre secondo la propria convenienza. Ma soprattutto nel web l’autore non ha corpo, del quale, come del libro, c’è ancora bisogno, per ora; per il futuro si vedrà. Ogni incontro con l’autore – ha aggiunto il direttore della Biblioteca Minnicelli – e con il prodotto della sua fatica e ricerca vuole avere come scopo la conversazione, vale a dire incontrare e conversare con un pensiero, con la sensibilità di un autore, in sintesi con il punto di vista di un autore , meglio se diverso da quello di ognuno di noi. Ma incontrarsi fisicamente. Conversare, parlare di un libro, che propone stimoli di riflessione, problemi sui temi chiave, del nostro mondo, questo lo scopo. Il libro di Fabio Lo Bono, che abbiamo il piacere di avere e vedere tra noi per conversare sulla sua opera – conclude Ombretta Gazzola – ci propone una serie di storie, racconti di tragedie che sono diventati speranza di vita e che hanno la forza di porre, semplicemente, l’accento sui probabili temi della conversazione: ci siamo abituati alle tragedie; è vero che l’inaccettabile deve essere accettato per essere compreso e per permettere di intervenire su noi stessi; esiste una freddezza universale, serve aiutare la freddezza a prendere coscienza di se stessa, delle ragioni per cui si è formata».
l. l.