Ormai è passata più di una settimana. Ma i mesi da dicembre ad aprile sono stati lunghi, durissimi, intensi, e poi pensati, lavorati, anche nella speranza che la giustizia faccia il suo corso. Ciccio, Domenico e Giovanni ce l’hanno messa tutta per rimettere le cose a posto. Più belle che mai e più che mai splendenti.
Perché da qualche giorno il Lulapaluza ha ripreso a battere, forte, come un cuore impazzito, più “giovane” che mai, nonostante la “maggiore età”. Il “Lula”, quest’anno compirà vent’anni e dalle feste estive comandate dalla “torretta” fino a quel maledetto 15 dicembre 2018, notte in cui parte del prestigioso locale è andato alle fiamme (dolosamente, a quanto pare), di acqua sotto i ponti ne è passata. Serate invernali ed estive indimenticabili, che stanno accompagnando almeno tre generazioni.
Oggi tutto risplende, con un volto nuovo pensato dai fratelli Ciccio e Domenica Avella con il socio di sempre, Giovanni Siepe e dall’architetto Danilo De Rosa.
Risplendono le luci, al “Lula”, ma anche i sapori, mentre i profumi inebriano un “locale” (seppur sia riduttivo circoscriverlo con un solo termine), dopo mesi tribolati, dicevamo.
Ciccio, Domenico e Giovanni, quale simbolo della rinascita dopo il dolore, hanno scelto l’edera.
«La pianta dell’edera – raccontano – è sempre stata correlata al dio Dionisio, rappresentandone uno dei simboli sulla terra. Attorno a questa pianta si sono sviluppate molte leggende: una delle più affascinanti narra che l’edera nacque subito dopo la nascita di Dionisio per ripararlo dal fuoco che lambiva il corpo della madre, colpita da un fulmine di Zeus. In proposito, i tebani decisero di consacrare a Dioniso l’edera, il cui nome perikiosos, significava appunto avvolgitore di colonne. L’edera è anche associata alla vite, l’altra pianta sacra per il dio in questione. Vi sono diverse tesi in proposito, ma la più accreditata sembra quella di W. Otto, un apprezzato storico delle religioni, che spiega come edera e vino rappresentino l’uno l’esatto opposto dell’altra: mentre la vite muore d’inverno e rifiorisce in primavera, l’edera “rivive” in autunno e ha bisogno di ombra e freddo per produrre le sue bacche».
«Sembra sia passata una eternità da quando ci hanno costretto ad interrompere con la forza le nostre attività – spiegano ancora i tre “giovanotti” attorno ai quali il tempo ne vuole sapere di procedere – sembra che sia passato un attimo da quando abbiamo deciso di rinascere. Si, la rinascita è ciò in cui abbiamo creduto, ciò che ha scandito ogni momento, ciò che abbiamo perseguito con tenacia. Il tempo è passato in fretta, i nostri pensieri li abbiamo proiettati nel futuro senza alcuna esitazione. Con la rinascita del Lulapaluza regaliamo a noi stessi ed alla città un nuovo locale ma principalmente doniamo una idea meravigliosa di lavoro e di condivisione, la consapevolezza di ciò che siamo e di come deve essere utilizzato il tempo, quello stesso tempo che a volte sembra lungo e poi si rileva meravigliosamente breve se si crede in ciò che si vuole».
Dopo quella maledetta notte di fine dicembre Ciccio, Domenico e Giovanni hanno raccolto migliaia di attestazioni di solidarietà e stima. Un motore propulsivo che ha dato loro la forza di rimboccarsi le maniche e di ripartire e, si spera, di far rampicare quell’edera fino al cielo di un’estate che si preannuncia unica.
Luca Latella