La testolina reclinata sulla spalla del papà, in dolce appisolamento. E’l’unica presenza infantile tra un ristretto numero di fedeli domenicali ultracinquantenni che, stancamente, seguono la Celebrazione eucaristica.
Siamo difronte a una crisi abissale di fedeli e vocazioni sacerdotali, tanto che, per la prima volta dall’anno 400 dopo Cristo, la Curia genovese ha varato una decisione pilota.
Ci saranno celebrazioni in chiesa senza il prete sull’altare. Al suo posto “catechisti”, formati in corsi speciali, e forse anche donne, a svolgere lo stesso ruolo, compresa l’omelia e esclusa ovviamente la consacrazione dell’ostia, che può essere compiuta solo da sacerdoti o religiosi, “unti” come ministri di Dio.
Il tutto si inserisce nel grande dibattito che la Chiesa cattolica romana sta compiendo con la riunione a Roma del Grande Sinodo, che vede la partecipazione di 449 vescovi, 70 fedeli non vescovi, anche 54 donne, in una sessione lunga 4 settimane nell’aula Nervi del Vaticano, presieduta da papa Francesco.
Francesco ha messo in moto un processo che potrebbe portare a una riforma della Chiesa. Per il Papa il cammino sinodale comprende non soltanto i vescovi ma tutto il popolo. Questa è la novità rivoluzionaria rispetto alla prassi precedente di ogni chiesa riguardo alla sinodalità. È di Papa Francesco l’insistenza sulla chiesa come “Popolo di Dio”, comunione di battezzati che dispongono della soggettività piena, propria di coloro che hanno il sensus fidei, la sensibilità della fede autentica e infallibile Questa facoltà di ogni cristiano abilita,lo stesso, a prendere la parola, a discernere, a essere testimone di Cristo.
Ma al di là delle formule è certo che il secolarismo ha contribuito in modo decisivo a svuotare le chiese, pertanto torna attuale la domanda di Eliot: “È l’umanità che ha abbandonato la Chiesa o la Chiesa che ha abbandonato l’umanità?”».
Noi credenti, è probabile, non abbiamo ancora compreso fino in fondo cosa sia il Cristianesimo.
Non è una dottrina, non è una teoria,un sistema intellettuale,un pacchetto di dogmi,un moralismo bensì la descrizione di un evento reale nella vita dell’uomo. è un incontro, una storia d’amore, è un avvenimento.
Non lo dico certo io ma il grande Papa teologo Ratzinger: è un incontro, libero, gratuito di solo amore. Una storia d’amore».
Molti di noi continuano a coltivare qualche nostalgia della “cristianità” anche perché cresciuti e formati – religiosamente e civilmente – nell’idea di “cristianità”, così facendo rischiamo di tornare a una logica di controllo, di numeri, di presenze, di rapporti di forza. Lo sappiamo, il cristianesimo non è proselitismo ma attrazione, si trasmette non con le parole con le belle e attrattive formule, ma solo e soltanto per testimonianza, è un « invidia», che deve rivelarsi «contagiosa»
Ancora Ratzinger professore all’università di Ratisbona, nel 1969, pronuncia un incredibile «profezia», che risponde a quanti perplessi e sconcertati si chiedono dove va la Chiesa.
Dalla crisi odierna emergerà una Chiesa che avrà perso molto. Diventerà piccola e dovrà ripartire più o meno dagli inizi. Non sarà più in grado di abitare molti degli edifici che aveva costruito nella prosperità. Poiché il numero dei suoi fedeli diminuirà, perderà anche gran parte dei privilegi sociali. In contrasto con un periodo precedente, verrà vista molto di più come una società volontaria, in cui si entra solo per libera decisione. […] Scoprirà senza dubbio nuove forme di ministero e ordinerà al sacerdozio cristiani che svolgono qualche professione.
Ecco, quindi, come finirà la Chiesa: «Ripartirà da piccoli gruppi, da movimenti e da una minoranza che rimetterà la fede e la preghiera al centro dell’esperienza e sperimenterà di nuovo i sacramenti come servizio divino e non come un problema di struttura liturgica. Sarà una Chiesa più spirituale
E farà questo con fatica. […] Uscirà da una Chiesa interiorizzata e semplificata una grande forza. […] resterà alla fine: non la Chiesa del culto politico, che è già morto, ma la Chiesa della fede.
Certo, essa non sarà più la forza dominante come lo era fino a poco tempo fa. Ma la Chiesa conoscerà una nuova fioritura e apparirà come la casa dell’uomo, dove trovare vita e speranza dopo la morte».
Ma, soprattutto, di piccolo gregge. La Chiesa cattolica deve comprendersi come minoranza creativa che ha un’eredità di valori che non sono cose del passato, ma sono una realtà molto viva ed attuale.
Che il cambiamento disegnato da Ratzinger sia già il presente è un fatto che nessuno nega. È storia, persino trita citazione, l’espressione utilizzata da papa Francesco nel 2019, nel rivolgersi alla Curia romana per lo scambio di auguri natalizi: «Quella che stiamo vivendo non è semplicemente un’epoca di cambiamenti, ma è un cambiamento di epoca».