Ammesso e non concesso che un ulteriore contributo sia ancora necessario visto il profluvio di commenti e approfondimenti colti ed incolti su un tema che, da almeno vent’anni annebbia menti e coscienze, quello orrendo di femminicidio, sento la necessità di sottolineare alcuni passaggi.
Scienza e tecnologia hanno fatto passi da gigante, ma i rapporti tra i sessi, in alcuni casi, appaiono tuttora cavernicoli. Quest’anno sono state uccise più di cento donne, oltre la metà delle quali per mano di mariti, ex mariti, partner, ex partner, fidanzati, ex fidanzati; in Italia ogni 7 minuti un uomo stupra o tenta di stuprare una donna. Ogni 3 giorni nel nostro Paese un uomo uccide una donna
Il nostro è il terzo Paese in Europa per numero assoluto di donne uccise da partner, ex o altri familiari.
Questo quadro aberrante (altri Paesi non sono da meno, e questo non è una consolazione) non rappresenta, purtroppo, una novità.
Non erano mammole i nostri avi, (quella sì era una società patriarcale!) menavano, minacciavano, umiliavano e, a volte uccidevano.. il tutto si dissolveva nella nebbia di una società arcaica fatta di codici primitivi, di silenzi e occultamenti. Pochi ne erano al corrente a parte la strettissima cerchia di famigliari e sodali.
L’esplosione di un’informazione in tempo reale senza interruzione di continuità era al di là da venire. Quest’anno il 40% dei reati di stalking, maltrattamenti e violenza sessuale è stato commesso da giovani fra i 18 e i 35 anni.
Siamo di fronte ad un disastro, ad un fallimento sociale-educativo impressionante Nonostante le nuove norme del Codice Rosso, (ma possono norme e leggi debellare quanto di Male alberga nell’animo umano? Non dimentichiamo che le disposizioni sul «delitto d’onore» sono state abrogate il 5 agosto1981, quarantadue anni fa).
La rassegna stampa quotidiana è una lista interminabile di stupri, violenze maschili, femminicidi. È una sanguinosa spoon river, come qualcuno l’ha definita, delle donne
Le ragioni sono sempre le stesse, la possessività estrema da parte dell’uomo nei confronti della donna, una primitiva idea di possesso, di dire o con me o morta, non esiste altra possibilità. C’è una furia feroce, una rabbia barbara, qualcosa che sta lì dentro da anni, fin dalla nascita, una manifestazione di rapporti di forza storicamente diseguale tra i sessi, l’imposizione del potere maschile, una deriva orrorifica che geograficamente non appartiene solo al Sud, riguarda e coinvolge tutti.
Questi“bravi ragazzi” cominciano a fare paura. Quella dei femminicidi è una piaga che non riusciremo ad arginare finché non riconosceremo che è un problema culturale,
I maggiori (ma anche i minori) esperti dicono che bisogna estirpare quella cultura maschilista e patriarcale ancora presente nel nostro Paese. E, a proposito di cultura patriarcale, di cosa stiamo parlando? Se ci atteniamo alle definizioni trattasi di un sistema sociale in cui gli uomini detengono il potere e l’autorità domestica, politica e pubblica..potere ? Autorità domestica? Se c’è un’epoca nella quale i figli sono abbandonati a se stessi o meglio ai social, l’autorità genitoriale è evaporata, confusa, intimidita e incerta, è proprio questa. Sarà forse un cultura patriarcale riveduta e corretta,delegata all’anarchia dei social ?
Dobbiamo partire dalla scuola e dalla famiglia, (giusto…da dove se no?) bisogna intervenire educando, da bambini ma ancora di più da adolescenti. Il cambiamento culturale parte da quì.
Penso, inoltre, che bisognerebbe cominciare a punire con maggiore severità reati contro la persona come lo stalking e lo stupro, che altro non sono che l’anticamera del femminicidio.
La violenza sessuale fa parte di quell’idea malata di possessione del corpo e dell’anima, e sono convinto che uccida una parte della donna. Dobbiamo tenere sveglie le coscienze
Sono anni che ci attorcigliamo su questi problemi.
Leggi, convegni, dibattiti, interventi nelle scuole, nelle aziende,nelle istituzioni, manifestazioni, appelli, l’attenzione dei media. Poi arriva la cronaca e sembra sia stato tutto inutile. in parte gli stessi modelli vengono tramandati in famiglia, soprattutto dai genitori, e quindi sia acquisiscono per trasmissione. E poi quel che di positivo può arrivare dalla scuola, dalla comunicazione che adesso è trasformata dai social, non riesce a fare breccia nella mentalità dei giovani,giovani, appunto.
Insegnare ai ragazzi a dire le parole legate ai propri stati d’animo, a raccontare il loro male, la rabbia, la paura, la tristezza, quella che si chiama educazione sentimentale che è praticamente inesistente: non c’è alcuna narrazione affettiva.
Occorre allora mettere da parte le divisioni politiche e procedere celermente all’approvazione di nuove misure per fermare nuovi drammi. «Non basta la repressione se non si fa prevenzione. Approviamo subito in Parlamento una legge che introduca l’educazione al rispetto e all’affettività in tutte le scuole d’Italia». È proprio arrivato il momento di una grande mobilitazione con protagonista (è questo il protagonismo che preferiamo) gli uomini per uscire spontaneamente dalla vergogna della zona grigia.