di FABIO MENIN
200, 500,1000 posti di lavoro dell’industria che vorrebbe insinuarsi nel porto di Corigliano, forse la Fiat si appoggerà alla Baker Hughes per produrre le sue turbine per le automobili con motori turbo.

La NOTIZIA si è diffusa sui marciapiedi della città alimentata da personaggi che non si vedevano da tempo, promettere posti di lavoro e prebende varie. Se avete amici e parenti non perdete tempo, rivolgetevi all’agenzia di collocamento dentro il porto di Corigliano, lo so c’è un po’ di fila, ma gli amici non dimenticano nessuno.
Un signore della fila ha voluto chiedere meglio: ma “quanti sono i posti previsti per questa grande industria americana che viene a Corigliano-, -Guardi per lei il posto c’è stia tranquillo e non abbia a preoccuparsi.-
E dunque quanti sono davvero questi posti di lavoro secondo l’azienda Baker Hughes: negli spogliatoi possono indossare la divisa di lavoro 30 maschi e 30 femmine. Tutto qui? Purtroppo, sì. E allora le promesse di quei signori? Giudicate voi, per me sono chiacchiere, forse preelettorali.
Un po’ di chiarezza: c’è un’industria americana esperta di combustibili petrolio, gas etc, che vuole prendere 3 banchine del porto di Corigliano per costruire sopra dei capannoni con dentro delle specie di enormi gabbie fatte di ferro e acciaio dentro le quali non si a bene cosa deve finirci. Dalle notizie che si possono ricavare dall’attività che volge questa ditta, dovrebbe trattarsi di turbine e compressori per il gas, ma dentro può starci anche la turbina delle pale eoliche da assemblare, o pezzi che vanno sulle navi dei rigassificatori galleggianti, o addirittura anche parti delle trivelle che estraggono il gas. Una specie di modulo prefabbricato che finisce sopra una chiatta che può trasportare ognuno di questi oggetti, e che può esso stesso finire in un rigassificatore, in una piattaforma marina per il gas o anche utile a costruire e assemblare le pale eoliche o parti di esse, e anche a ripararle quando serve.
Perché proprio a Corigliano nel porto di Schiavonea?
Perché il porto di Corigliano ha due banchine dove le chiatte che trasportano questi moduli entrano a pennello e soprattutto perché la richiesta di queste attrezzature in questo momento è talmente forte che c’è bisogno di spazi e porti, che in altre aree sono già occupati.
Questi americani vogliono occupare il porto di Schiavonea per avere mano libera a fabbricare ciò che richiede il mercato del gas off-shore, le trivelle, o i rigassificatori e le stesse pale eoliche. Dunque fabbricati nel porto e pronti per partire su chiatte.
COSA DANNO A NOI CALABRESI? 50 operai dentro questi capannoni a Schiavonea, e forse un centinaio scarso a Vibo Valentia.
Naturalmente la pesca, il commercio di prodotti civili, l’approdo di navi da crociera, tutto questo finisce perché il governo italiano, la regione Calabria hanno deciso di concedere il nostro porto a questi signori e gli fanno pure un regalino omaggio d’ingresso. Poche tasse e pratiche veloci, dato che a Corigliano porto c’è la ZES, la zona economica speciale. I pescatori vengono relegati in una area marginale dove sarà molto difficile garantire approdo continuo e sicuro, visto anche che il mercato ittico è a pochi metri dai capannoni dove si vernicia e si salda. Addio quindi alle navi commerciali e da crociera e la pesca dovrà accontentarsi di stare in un angolo a contatto con le polveri industriali.
Per quanto tempo? Fino a quando c’è la richiesta di turbine eoliche marine e terrestri, rigassificatori su nave e turbine e compressori per il gas e moduli per trivelle in mare. Cioè un minimo di dieci anni, comunque fino a quando questa tecnologia verrà superata da altre. Quindi date precise non ne abbiamo, ma i tempi non sono certo brevi. Mentre il giorno 19 gennaio in conferenza pubblica l’azienda darà cifre, date e numeri precisi che ancora non ha offerto, secondo il programma che prevede la conferenza di servizi già svolta in dicembre con l’unico parere negativo del comune di Coriglianorossano.
E poi ? e poi dovremo arrangiarci a smaltire i capannoni, gli scarti di lavorazione e di verniciatura e il cimitero industriale che questi signori lasceranno, come hanno fatto a Crotone alla Pertusola , a Bagnoli a Napoli e in altre zone. Nuovo cimitero industriale. E intanto abbiamo perso il porto per non si sa quanto tempo.
Fabio Menin

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