CHIAMIAMOLA CORIGLIANO-ROSSANO … chiamiamola NUOVA SIBARI … chiamiamola CITTA’ SIBARITA – di Cassano Corigliano Rossano – chiamiamola come vogliamo … ma l’importante cosa propedeutica … è conoscerci un po’ meglio tra di noi … conoscere le nostre rispettive culture ( che poi non sono tanto differenti… ) i nostri scrittori , i nostri politici più illuminati del passato , le nostre tradizioni , i nostri dialetti , le nostre credenze, le nostre singole storie civili e religiose ….
E poi poi … addiveniamo ad una scelta che contemperi ragionevolmente e senza ciechi egoismi le giuste ragioni dei singoli … in una prospettiva lungimirante che , partendo dalla grandezza del passato ed in una visione di più ampio sviluppo del nostro territorio , possiamo diventare artefici e protagonisti d’una nuova stagione di conquiste in campo politico , culturale e sociale che ci competono e ci liberino da vecchie sudditanze ormai anacronistiche ! Noi Coriglianesi conosciamo già molte cose della nobile città di Rossano , data la vicinanza delle due comunità , ed anche di Cassano , dei suoi uomini politici che hanno inciso anche sulla nostra comunità , dei suoi uomini di cultura … ma i Nostri sono davvero conosciuti ? Ho qualche dubbio … Oggi vorrei ricordare Italo DRAGOSEI , nato a Corigliano Cal . il 2 marzo 1915 e scomparso qualche anno indietro . Giornalista : critico teatrale e cinematografico , sceneggiatore di film insieme ad altri (“Altri tempi “ “I morti non pagano tasse “ “In Italia si chiama amore”) Con il romanzo umoristico < Un mezzo signore> ha vinto il premio “Dattero d’oro” al Salone dell’umorismo di Bordighera . Questo libro costituisce < la radiografia morale di un Personaggio e di gruppi di figure popolari che difendono col “ coltello” un istintivo motivo d’onore , continuando valori tipici ancestrali , dominanti . La rissa amorosa si affianca ad una generosità mediterranea , a piccoli miti provinciali : ecco il mondo del romanzo , ch’è scritto con tecnica moderna , rapida , qua e là cinematografica … >
UN BREVE STRALCIO dal romanzo :
“Il mio paese guardatelo : da qui si vede meglio . Ci torno dopo vent’anni ed è un secolo . Le case si stringono una sull’altra verso il vecchio Castello , come pulcini addosso alla chioccia . Lo riconosco il paese , ma non è più lo stesso . Dove sono gli amici d’un tempo? E le donne che si rifugiavano dietro gli usci ad ogni rumore di passi e seguivano quei passi con la curiosità delle femmine ? E i coltelli che , per amor delle donne , lampeggiavano alle prime luci della sera ?….Le donne amate , corteggiate o semplicemente spiate , negli anni lontani , sono soltanto vecchie streghe , i capelli spettinati , gli abiti neri e sporchi , gli occhi un tempo assassini , spenti da cent’anni di lacrime . Vecchio paese della mia adolescenza . Le strade di sassi , sulle quali ci rompevamo i piedi , sono mutate : più lisce , più pulite , quasi meno erte di com’erano un tempo . Solo le vecchie case resistono e si rivelano con pigrizia antica : nere , imbronciate , malandate , rimpicciolite come le donnette che hanno faticosamente superato i sessant’anni … fra le nuove, altere e pulite costruzioni . In quelle vecchie case è rimasta la vita d’un tempo , prigioniera , la vita mia , di mio padre , delle persone a me care , degli amici . In quelle vecchie case , non ancora morte ma ormai prossime alla fine , sono gelosamente serrati di ricordi di allora , teneri e violenti insieme … Sui vecchi muri delle antiche case , su ogni muro , sopra ogni porta , potrebbe essere posta una lapide , a ricordo degli avvenimenti memorabili che in quelle case ed in quelle strade si svolsero e che ebbi la ventura di vivere . Lapidi prive di tristezze , in un cimiterino x burla , salvo quell’ombra calda del ricordo ; lapidi allegre , scanzonate , allusive , speso maliziose , che mi riportano nel mondo allegro , colorito e vivace della lontana adolescenza … “