Ogni anno nelle Comunità cristiane e anche nella nostra che è in Corigliano Rossano, addì 11 febbraio, si suole commemorare la Giornata del Malato . Spesso fra noi, di fronte alle tante sofferenze che ci invadono, si sentono espressioni di sconforto. Si va dal ” Ma non è possibile” e ” Proprio a me” sino al “Che ho fatto io di male ?” Dall’inizio dell’umanità c’è stato sempre l’interrogativo sul perché della sofferenza.

 Non potendo trovare la risposta nell’umano esistenziale, gli uomini l’hanno cercata nella Religione .Secondo tale credenza, l’osservanza dei Comandamenti di Dio è garanzia di salute e di pace, perché Dio, si legge nella Bibbia, castiga nei figli ( anche innocenti) le colpe dei padri fino alla terza e alla quarta generazione ( Dt.5,9 e Num.!4,18 e Es.20,5).

 La stessa dottrina è stata trasmessa nella Chiesa, che per secoli ha inculcato nel popolo cristiano il concetto di un Dio castigatore. Fin dalla più tenera età, ci è stato insegnato l’Atto di Dolore per il perdono penitenziale e viene recitato anche il Confesso all’inizio di ogni celebrazione liturgica, dove tutti noi, ragazzi, giovani, adulti, anziani, uomini e donne ( fratelli e sorelle ) siamo accomunati dalla “grandissima colpa”, che porta dritto al Castigo Eterno (!!!).

C’ è poi la spiritualità cristiana, dove la malattia viene vista come espiazione delle offese recate a Dio e lo stesso dolore è via maestra della santificazione di noi tutti ” gementi e piangenti in questa valle di lacrime “. Questa mistica ha portato ad una spiritualità lugubre, fatta di riti e preghiere, degne di rispetto, ma non in sintonia con il Messaggio di Gesù e la dignità dell’uomo.

Occorre dunque accogliere ma vivificare sempre il Messaggio di Gesù : << Vino Nuovo in Otri Nuovi (Mc.2,22)!>> . Il Dio di Gesù è un Dio di Amore, un Padre, che non ama gli uomini per i loro meriti, ma per i loro bisogni ( Lc.18,9-14) e che non castiga i cattivi, ma è benevolo verso gli ingrati e i malvagi ( Lc.6,31).

 Nel Vangelo di Giovanni si legge che quando i discepoli vedono << un uomo cieco dalla nascita >>, chiedono a Gesù se <<ha peccato lui o i suoi genitori per nascere cieco ( Gv.9,1-2) >>, ma Gesù non risponde.

Gesù non si occupa quindi del problema della sofferenza. ma dei malati e inizia sua attività liberando e guarendo le persone. Gesù non chiede agli infermi di accettare la loro malattia come espressione della volontà divina, o di offrire a Dio le proprie sofferenze per salvare l’umanità peccatrice o che queste sofferenze siano state inviate da Dio, come croce da portare per tutta l’esistenza. NO!

Gesù semplicemente guarisce. Lui non teorizza, ma risana; Lui non dà spiegazioni, ma agisce. Là dove c’è morte Lui comunica vita, dove c’è debolezza trasmette forza, dove c’è disperazione infonde coraggio . Il Vangelo che non è storia, ma fede , non cronaca ma teologia, non un elenco di fatti ma di verità, racconta e annuncia che Gesù invia i suoi ad essere operatori di conversione alla civiltà dell’amore solo battezzando e operando guarigioni.

 Alle autorità giudaiche che lo contestano, Gesù obietta: << Il Padre mio agisce e anch’io agisco. ( Gv.5,17).>>. La Creazione dunque continua, e ha bisogno dell’attiva collaborazione degli uomini, ( Scienza e Fede), per realizzare il progetto di Dio sull’umanità, fino a quando << Egli sarà il Dio con loro, il loro Dio. E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non vi sarà più la morte, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate, ( Ap.21,3-4)>>.

Corigliano Rossano 05.02.2021 ( Franco Palmisano ). 

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