QUEL RABBINO CHE IN CLANDESTINITÀ MANGIAVA LIQUIRIZIA. P.AMARELLI: RICORDARE PER COSTRUIRE FUTURO.
Corigliano-Rossano (Cs), venerdì 5 febbraio 2021 – Se sta per scadere il tempo per godere della viva testimonianza di chi si è reso protagonista di solidarietà, vicinanza e luce in un periodo della storia segnato dai crimini della Shoah, di buio, terrore e morte, ora più che mai occorre ricordare ed educare alla pace; non in una sola data, ma nella quotidianità di tutti. Perché senza memoria non si costruisce il futuro.
È quanto ha dichiarato la presidente del Museo della Liquirizia Giorgio Amarelli Pina Amarelli intervenendo ieri (giovedì 4) all’evento (svoltosi in videoconferenza) di presentazione del libro Il Vescovo degli Ebrei; storia di una famiglia ebraica durante la Shoah, iniziativa culturale che era stata inizialmente programmata in presenza per il mese di marzo dello scorso anno e che per l’emergenza sanitaria si era stati costretti a rimandare.
A portare il saluto della Famiglia e dell’impresa culturale Amarelli è stato anche l’Amministratore Delegato dell’azienda e Presidente di Confindustria Cosenza Fortunato Amarelli che si è soffermato sulla promozione della cultura, soprattutto in momenti complicati come quello che stiamo vivendo, quale vero antivirus e vaccino contro la violenza e la cultura delle divisioni.
Insieme a loro ed agli autori del romanzo storico Meir Polacco e Paola Fargion, sono intervenuti anche l’assessore alla Città della Cultura di Corigliano-Rossano della Solidarietà Donatella Novellis, il vicesindaco di Sueglio (Lc) Monica Bazzi e in collegamento dalla Francia i testimoni, figli dei Giusti, Vitalina e Giorgio Badarello.
Quella di Amarelli in tutte le sue sfumature è una storia che si incrocia e si intreccia con tante esperienze di vita, in spazi e tempi diversi. È successo anche con il Rabbino Adolfo Yehoshua Ben Yehudà Ancona, vissuto in clandestinità per diverso tempo in una cascina di Acqui. Nascosto dai tedeschi e protetto da italiani insieme a tanti altri ebrei, il suo collegamento con il mondo esterno erano dei bambini, insospettabili, corrieri di cibo e vettovaglie. Poiché ipoteso, chiedeva che si rimediassero per lui la Spezzatina e le radici di liquirizia Amarelli che fino agli anni ’50 aveva proprio in Piemonte, a Torino, un ufficio di rappresentanza. Quella liquirizia aveva il gusto della speranza.
Si cita dunque anche Corigliano-Rossano nel romanzo storico, ispirato all’esperienza inedita e vera del rabbino capo di Acqui, Asti e Alessandria, Adolfo Yehoshua Ben Yehudà Ancona e della sua famiglia che dal settembre del 1943, furono nascosti, protetti e salvati dalla deportazione dagli abitanti del territorio Acquese, in Piemonte, a Cartosio, Ponzone e Terzo e in altri luoghi dell’Italia intera. – (Fonte: Amarelli Srl/Museo della Liquirizia Giorgio Amarelli – Comunicazione Istituzionale/Strategica – Lenin Montesanto Comunicazione & Lobbying)