Anche quest’anno, in Corigliano Rossano, con l’arrivo ( in sordina pandemica) delle feste di Carnevale riprende la visione peccaminosa di quei cristiani che vedono in queste feste solo il trionfo del male. Perché tutto questo astio? Noi credenti abbiamo una spiritualità che si distacca dal Vangelo e devasta irrimediabilmente la nostra stessa vita.
Perché la spiritualità cristiana deve essere intesa solo come qualcosa che si oppone alla carnalità. per cui occorre rinnegare nella nostra esistenza quella felicità umana che è fatta anche dai sensi e dal piacere del divertimento?
Secondo questa spiritualità l’unica vita interessante è quella eterna dell’aldilà in quanto la vita terrena è solo un’immensa valle di lacrime (“gementi e piangenti”), in cui ci guazzano tristemente le anime devote in attesa della morte biologica .
Gli stessi teologi si sono sempre occupati più della sofferenza, che della beatitudine, più della mortificazione quaresimale che dell’allegria festaiola, più del pianto che del riso, più della morte che della vita. La felicita degli uomini in questa esistenza non è contemplata!
La vita del credente però, , che si basa sul Vangelo, non entra mai in conflitto con la sua vita quotidiana, ma viene potenziata dalla Parola di Dio. Non c’è in essa rivalità con la felicità, perché la vita in Cristo non diminuisce la persona ma l’arricchisce e non toglie il sorriso ma lo illumina.
E’ quell’allegria che proviene allora da una vita guidata, potenziata e arricchita dallo Spirito di Gesù, lo Spirito Santo, che è la vita stessa di Dio, che con l’Incarnazione del Cristo è sempre Presente nel dinamismo esistenziale.
Corigliano Rossano 13,02.2021. (Franco Palmisano).