di PAOLO SMURRA
Viviamo in una società in cui ci viene insegnato sin da piccoli a fare confronti con gli altri…quante volte sentiamo dirci “Tu sei il più bravo della classe” oppure “Quella ragazza è la più bella della classe” ecc. Ecc. Questo atteggiamento che ci pone in continua competizione è secondo me alla base delle azioni di bullismo che molti bambini e adolescenti intraprendono nel contesto scolastico e non solo. Questo del bullismo è un tema molto delicato e a parer mio, se ne parla troppo ma troppo poco. Addirittura si tende a svalutare il fenomeno e molti adulti sostengono: “Ma si, sono ragazzate!”. Se così fosse, non ci sarebbe un elevato numero di suicidi l’anno tra i ragazzini. Attraverso questo articolo, vorrei far emergere dunque un problema che ancora oggi le istituzioni non riescono ad affrontare adeguatamente. Ritengo in primis però che il bullo si formi nella famiglia. Se i genitori non sono autorevoli, se non pongono dei limiti, se non sanno dire di no, se sono eccessivamente permessivi e se difendono i loro figli andando anche contro gli insegnanti allora la battaglia al bullismo è persa in partenza.
Essere messi da parte, isolati, emarginati, derisi ecc.ecc. può portare a delle conseguenze psicofisiche non di poco conto. Vorrei dire ad alcuni genitori di insegnare ai loro figli che si è forti quando si hanno dei valori come il rispetto verso gli altri e l’ umiltà e non quando si schiaccia sotto i piedi un’ altra persona. Un fenomeno così diffuso deve essere una volta per tutte preso sul serio dalle istituzioni locali. Cosa si può fare dunque? Magari creare uno sportello gratuito d’ ascolto e di assistenza per le vittime che spesso si sentono sole e che hanno vergogna di parlarne con la famiglia o anche semplicemente un luogo di sfogo in cui anche in maniera anonima ognuno possa esprimere tramite delle lettere cosa prova ad essere vittima di bullismo….insomma le istituzioni devono impegnarsi secondo me a combattere un fenomeno sociale in crescita e che desta preoccupazione. Gran parte delle violenze fisiche e psicologiche si nutrono proprio del silenzio e della paura delle vittime. È tempo di cambiare con i fatti. Una priorità delle nostre istituzioni dovrebbe essere quella di dare voce a chi non ne ha.
PAOLO SMURRA