Da pensionato quale sono, a volte, seguendo lo stereotipo del vecchietto che si aggira, per lo più con le mani dietro la schiena, presso i cantieri di lavoro, controllando e dando suggerimenti non richiesti o criticando le attività che vi si svolgono, sono diventato, senza saperlo, un umarel.

Ad essere sinceri non è che nella nostra Co-RO i cantieri siano tanti, nonostante il bonus edilizio, ma tant’è, per rompere i c…..agli operai che si dannano l’anima non sempre in condizioni di sicurezza, gli umarélls si accontentano anche di un solo cantiere .
Questo termine è entrato a far parte del vocabolario Zanichelli nel 2021 . Trattasi, dunque, di un nome dato ai vecchietti bolognesi ( e non ) che osservano i cantieri.
Si tratta della figura del pensionato tipico delle nostre città, quello che passeggia tra le strade e si ferma ad osservare da dietro la rete di recinzione i lavori in corso sulle strade o i cantieri di edifici.
Ma essere umarellès e essere un po’ rompipalle, non vuol dire avere messo in quiescenza anche il cervello. Ecco, allora, che proprio guardando quello che ci circonda e riflettendo, tutto appare meno scontato e ovvio.
Per esempio, è pur vero che mediante internet viviamo in mondi paralleli , utili alla bisogna per evadere dalle brutture odierne, grazie alla “fibra” che serve a trasportare i segnali, ma le delizie dei mondi paralleli andiamoli a raccontare a chi si spacca la schiena , agli operai che scavano e interrano , a chi impegna fisicità e sudore . L’unica cosa virtuale e immateriale, per gli operai, è un adeguato stipendio.
L’ennesimo passaggio d’epoca guidato da scienza e tecnologia , con relativo arretramento di altri cavalieri alquanto acciaccati ( religione , maestri di vita , new age, spiritualità… ) ci catapulta nel paese di Lucignolo.
La fibra amplifica e velocizza i segnali, i droni sfrecciano sulle nostre teste ( Amazon, tra non molto, consegnerà la sua merce attraverso questi corrieri volanti ), le distanze sono annullate ( eccetto in Calabria dove si sono allungate. Nel tempo impiegato per raggiungere il più vicino aeroporto, il treno fa prima a raggiungere Milano da Roma ).
Una delle locuzioni maggiormente utilizzate è “ tempo reale”, lavoro in remoto..tutto leggero, smaterializzato, meno inquinante ( sarà poi vero ? ), salvo un “ insignificante” dettaglio o meglio una dimenticanza.
Come prima dicevo a proposito del lavoro materiale : operai, scavi, ruspe, l’infinita gamma di ingegnose fatiche che la robotica non è in grado di rimpiazzare, non sembrano affatto immateriali.
Le mani, le braccia, le gambe, gli occhi dell’uomo, nonché la sua esperienza, sono macchine raffinatissime, frutto di migliaia di anni di evoluzione e di cultura tecnica, un robot non potrà mai replicarne l’ingegnosità.
Gli imprenditori non cercano robot ma operai specializzati, tecnici informatici e ingegneri nonchè fabbri ferrai, tornitori, saldatori, lattonieri, bagnini, autisti, camerieri… e non li trovano. Sono diventati rari come i tartufi. E mentre per i tartufi un buon cane da fiuto potrebbe risolvere l’incombenza , la ricerca di operai e tecnici desaparecidos potrebbe essere risolta mettendo mano al portafoglio, assicurando stipendi dignitosi, dando il giusto rispetto e valore al lavoro manuale
Da sempre la soluzione è nell’equilibrio. Equilibrio tra domanda e offerta, equilibrio tra la fibra e la vanga. Il mondo è materia, la vita è un’esperienza materiale, e ogni volta che ce lo dimentichiamo siamo richiamati alla realtà. Senza operai, senza contadini, senza pescatori e pastori, senza infermieri e badanti, zero futuro
Ecco perché l’umarell guarda e sentenzia. Il suo è un modo di essere solidale con chi in alto o in basso di immateriale conosce solo i sogni .

Di

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