di FABIO MENIN
Roba da non credere: il COMUNE ha preso un decisione drastica, la spiaggia è un bene pubblico anche i moribondi possono trovare sepoltura lì.

Dovete sapere che circa 3000 alberi tropicali alcuni anni fa furono piantati per i marciapiedi di Rossano per la gioia di un noto imprenditore vivaistico locale, in modo da sistemare per bene i nostri marciapiedi che ora sono diventati impraticabili viste le poderose radici di questi alberi dalla crescita strepitosa. E così sistemati i marciapiedi per il meglio, viste le lamentele dei cittadini che inciampavano e si rompevano i piedi proprio vicino a questi bellissimi alberi del Sudamerica, il comune tre anni fa ha deciso di abbellire la spiaggia in località Galderate di Rossano ripiantando uno di questi FICUS che davano ingombro piazzandolo vicino al mare. Purtroppo la stessa idea brillante l’aveva avuta qualche anno prima un sedicente ambientalista di Rossano che aveva piantato il 21 novembre tre filari di alberi differenti un poco più in là, sempre nella stessa spiaggia vicino al mare. E come erano morti stecchiti secchi i primi, così il nostro ficus ripiantato dal comune ha resistito per diversi mesi e poi è salito al creatore. Ma non perché il mare lo abbia ucciso. Non sono stati i venti salati del mare, ma è stata proprio la terra dove gli ingegneri del comune avevano sotterrato l’albero. Ed ora non contenti del primo funerale, ne hanno organizzato a puntino un secondo, facendo venire dei mezzi apposta per fare delle belle buche profonde e come vedete dalla foto però sono stati scelti alberi più giovani chissà più resistenti. Passava da lì un bambino di terza media un giorno che c’erano i lavori e ha detto a uno dei tecnici al lavoro: “papà ma non lo sai che lì sotto gli alberi ci sta la sabbia salata?” E quello di rimando” e chi te l’ha detto? La professoressa di scienze della terza media , e mi ha spiegato CHE PURTROPPO CON LA SABBIA SALATA CI VOGLIONO DEGLI ALBERI CHE SI CHIAMANO CON UNO STRANO NOME “ PSAMMOFILI” Cioè CHE RESISTONO AL SALE MARINO SULLA SABBIA.” Ma gli addetti ai lavori piuttosto che ascoltare le parole di un bambino hanno preferito obbedire agli ordini ricevuti dall’alto e hanno continuato tranquilli il loro lavoro. Così ci ritroveremo con una trentina di alberi seccati, un vero e proprio cimitero proprio sulla spiaggia ad abbellire e attirare i turisti. Ora a parte la battuta divertente che mi sono permesso di scrivere, giusto per non annoiare troppo chi legge, sembra piuttosto strano che dopo avere visto gli alberi seccare sulla spiaggia il comune, anche se non conosce quello che si insegna ai bambini di terza media continui a piazzare alberi destinati a morire proprio sulla spiaggia dopo avere visto da tre anni che fine fanno in quel posto. . Errare è umano , ma persevarare in questo caso non è diabolico, ma preferirei dire stupido, . E mi sono sentito un po’ sfottuto perché pagando regolarmente le tasse devo assistere a questi campionati dell’ intelligenza comunale che diventano una gara dello spreco delle risorse pubbliche.
Ora visto che io non ce l’ho con nessuno in particolare, anche perché non so da chi provenga questa brillante idea, ma ho a cuore la mia città, suggerirei con molta umiltà , a chi di dovere che non ci vuole molto a rimediare se proprio si vuole abbellire la zona marina, , ci sono tanti arbusti delle dune che sono gli unici che resistono a questi terreni, o al limite qualche alberello vicino all’acqua dolce sui piccoli fossi sulla spiaggia lontano dal mare, perché lì l’acqua buona c’è. E aggiungo visto che questi tremila FICUS sono stati scelti nel passato da amministratori che evidentemente si curavano solo di risparmiare quattrini e accontentare qualche privato, suggerirei di pensare ad un piano serio di verde pubblico scegliendo gli alberi adatti, come fu fatto ad esempio in via nazionale, o in altre aree e ricollocare questi alberi in zone dove ci sia solo il prato o la terra specialmente il mercoledì giorno di mercato dove centinaia di persone frequentano la zona , ma anche in altri quartieri dove le persone tutti i giorni camminano e possono rompersi una gamba.
FABIO MENIN